Emanuela Tundo: giovane mamma morta dopo intervento per dimagrire

La trasmissione Chi l’ha visto si occuperà del caso di una giovane mamma morta dopo essersi sottoposta ad un intervento di riduzione dello stomaco. Il suo intento era quello di dimagrire ma qualcosa sarebbe andato storto. Il programma si domanderà se fosse stato davvero necessario sottoporre la donna ad un intervento di tale portata. Emanuela Katia Tundo aveva 43 anni quando è morta nelle passate settimane nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Matera dove era stata ricoverata d’urgenza lo scorso 3 giugno. Il ricovero, come racconta Quotidianodelsud.it, si era reso necessario alcuni giorni dopo l’intervento per ridurre lo stomaco, al quale si era sottoposta nel Policlinico di Bergamo.



Emanuela Tundo, con i suoi 90 chili non poteva certo essere definita obesa anche in base alla sua altezza, eppure era così che veniva definita. Probabilmente a causa dei condizionamenti imposti dalla società aveva deciso di recente di sottoporsi ad un intervento per perdere qualche chilo ed a quanto pare era quasi ossessionata dal desiderio di dimagrire in fretta. Dopo il colloquio preliminare con l’equipe di Bergamo che periodicamente si reca a Matera per incontrare i candidati all’intervento, Emanuela era stata inserita nell’elenco degli idonei ad essere sottoposti all’intervento di chirurgia bariatrica.



Morte Emanuela Tundo: le richieste del figlio

Era il 26 maggio scorso quando Emanuela Tundo si sottopose all’intervento per la riduzione dello stomaco presso l’ospedale di Bergamo, tra le eccellenze in Italia in questo genere di operazioni con un margine di rischio molto basso. Nel caso di Emanuela sarà l’autopsia a stabilire la causa esatta del decesso, a soli 43 anni. Intanto nelle passata settimane il figlio ventenne della donna, Leonardo Corsano ha presentato formale denuncia in questura a Matera. Secondo il racconto del figlio, pochi giorni dopo l’intervento la madre avrebbe accusato forti dolori all’addome e un senso generale di malessere.



A Matera è stata sottoposta ad un secondo intervento; pare fosse saltato un punto di sutura all’interno dello stomaco, con conseguente emorragia interna che avrebbe portato la donna a vivere un vero e proprio calvario fino alla morte. La vittima, sempre secondo il figlio, era sana e senza particolari patologie; per questo chiede ora l’apertura delle indagini. Il sospetto, spiega il ragazzo al quotidiano, è che le complicanze “siano dovute ad una cattiva realizzazione dell’intervento, nonché le dimissioni avvenute tre giorni dopo, senza un’adeguata diagnosi in uscita per la verifica della situazione generale e specifica della paziente. L’esame autoptico è, pertanto, indispensabile per accertare se la morte sia dovuta all’imperizia e/o negligenza e/o al mancato rispetto dei protocolli, per l’intervento a cui è stata sottoposta”.