Emanuela Tundo è una giovane madre di 43 anni morta dopo un intervento al quale si è sottoposta volontariamente per ridurre lo stomaco. A “Chi l’ha Visto?”, trasmissione di Rai 3 condotta da Federica Sciarelli, è stata ricostruita la sua storia, con l’amica Giusy che ha dichiarato: “Da 7-8 mesi a questa parte dimagrire per lei era una fissazione, le dava fastidio la pancia, lo stomaco… Voleva dimagrire per questo”. Così, a settembre 2021 andò a fare una visita in un centro di chirurgia dell’obesità. I medici, che avevano studio a Matera e operavano a Bergamo, la pesarono e le misurarono la statura, evidenziando sui referti che in passato aveva fatto più tentativi di dieta.



Il figlio di Emanuela Tundo, Leo, 20 anni, non sapeva nulla di cosa avesse in mente la madre: “Mi aveva detto che sarebbe andata a Bergamo per farsi visitare ai polmoni. Lei aveva un problema di asma sin dalla nascita”. A Bergamo ci andò per davvero, ma per farsi operare allo stomaco e l’intervento non fu una passeggiata: si trattava di netto una buona parte di stomaco e chiudere quella rimanente con punti di sutura. Uno stress importante a cui far fronte.



EMANUELA TUNDO, MEDICO DI BASE: “NON ERA MALATA”

L’operazione sembrò andare bene, tanto che fu dimessa e tornò a casa. Il 1° giugno, però, mando un messaggio allarmante alle amiche: un audio nel quale a malapena riusciva a parlare. L’amica Giusy ha detto: “Sentiva dei crampi e un leggero affanno, non parlava nemmeno più. A quel punto le ho detto di andare in ospedale, ma lei ha aspettato ancora un giorno. Era il 2 giugno ed è andata al pronto soccorso di Matera. Da lì, Emanuela Tundo ha inviato un vocale ai suoi amici: “Mi vogliono operare perché è risultata una fistola e hanno detto che quello che ho mangiato è fuoriuscito. Dalla Tac la cosa sembra ‘gravetta’. C’è stata una perforazione e mi devono operare, sennò non passo la notte”.



Morì 15 giorni dopo, passando per la rianimazione: la Procura di Matera ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Uno dei dottori che l’ha operata si è limitato a dire che quella di Emanuela Tundoera un’obesità di secondo grado con comorbilità. Il medico di base, invece, ha asserito: “L’ho supplicata di non fare l’intervento, perché c’erano altre possibilità. Non aveva alcuna patologia”.