Emanuele Filiberto di Savoia, fresco dei suoi 50 anni, si è raccontato sulle pagine de “Il Giornale”. In primis, il “Principe” ha voluto sottolineare la difficoltà del tornare in Italia, dove i Savoia erano stati esiliati anni prima. Sulle proprie spalle, Emanuele sentiva “una colpa” che ha dovuto espiare: “Ero un ragazzino quando sono tornato in Italia e all’epoca era molto difficile chiamarsi Savoia. In molti incolpavano la nostra casata di cose non vere e del resto, una Repubblica nata nel 1946 anche grazie a dei brogli, doveva demonizzare i Savoia. Anche attraverso le mie apparizioni televisive, ho cambiato un po’ questa visione degli italiani: sono stato un principe sempre vicino alla gente, più aperto”.
Dopo aver migliorato la situazione e la propria opinione, Emanuele Filiberto è più sereno: sa che un giorno le sue figlie potranno vivere in Italia, se lo volessero: “Se Vittoria e Luisa vorranno vivere in Italia un giorno potranno farlo serenamente. Inoltre, grazie ai nostri ordini dinastici, al Gruppo Savoia e a tante altre associazioni monarchie, lascerò alle mie figlie anche una grande attività di beneficenza in Italia e all’estero”.
Emanuele Filiberto di Savoia: “Io in obbligo di chiedere scusa”
A Il Giornale, Emanuele Filiberto di Savoia ha proseguito spiegando di essersi sentito spesso in diritto di dover chiedere scusa per le colpe dei propri antenati: “Nato in esilio e con questo cognome ho sempre avvertito quasi l’obbligo di dovermi spiegare, di chiedere scusa. E quando ho dovuto l’ho fatto, ma solo perché me lo sentivo. Ad esempio per condannare le leggi razziali ho trovato normale scrivere una lettera alla comunità ebraica poco tempo fa condannandole”.
Eppure, quel cognome che a volte è stato un ostacolo, lo ha anche aiutato in vari aspetti della propria vita, su tutti negli affari. Il “Principe” ha spiegato: “Il mio cognome mi ha aiutato negli affari, nel mio lavoro, con le conoscenze. È senz’altro bellissimo poter frequentare grandi e potenti di questo mondo. Il nome Savoia l’ho sempre utilizzato come una forza. Gli italiani per strada mi chiamano “il principe”. È un modo molto familiare di rivolgersi a me e se dimostra che sono entrato nel cuore delle persone è vero che anche la gente è entrata nel mio. Attraverso le trasmissioni hanno potuto constatare che non c’è mai stato un filtro tra me e loro. Per questo ho vinto: oggi finalmente ho una vita normale, sono una persona molto amata dagli italiani, posso tornare nel mio Paese, cresco le mie figlie e lavoro in modo normale”.
Emanuele Filiberto di Savoia e il matrimonio con Clotilde Courau
La moglie del “Principe”, Clotilde Courau, fa l’attrice di teatro e cinema a Parigi. Il segreto della loro coppia, spiega Emanuele Filiberto di Savoia, è il dialogo: “Penso sia importante avere un dialogo profondo e vero con la persona con cui si sta. La fedeltà è qualcosa di molto importante, ma in un matrimonio, l’importante è comunicare. Le infedeltà fanno parte dei rapporti. L’importante è poterle superare e far sì che questo non distrugga 20 anni di matrimonio. E parlo delle infedeltà di entrambi. Ho un grandissimo rispetto per le donne, parlare con loro rappresenta spesso un’esperienza salvifica perché sono migliori di noi in tutto. Penso che un marito soprattutto non debba mai dare nulla per scontato, far sì che ogni giorno sia veramente un nuovo giorno”.
Ad aiutare, però, è stata sicuramente la lontananza dai gossip e dai rotocalchi: “Anche il fatto di non vivere in Italia è stata per me una scelta di riservatezza. Non sono mai entrato negli schemi italiani della popolarità, dei giornali, dei gossip. Desidero solo proteggere le mie figlie, il mio matrimonio e la mia vita”. Nonostante la repulsione per il mondo del gossip, Emanuele Filiberto non è nuovo ad apparizioni tv. Tra i tanti spettacoli televisivi ai quali ha partecipato, Pechino Express, al quale si dice molto affezionato visto il tema viaggi, che ama. Parlando invece di colleghi, “La persona con cui ho legato di più è senz’altro Maria De Filippi. È molto intelligente ed è bello lavorare con lei”.