La famiglia Savoia rivuole i gioielli di Casa Savoia custoditi dal 1946 presso la Banca d’Italia, ed è pronta a ricorrere alla Corte Europea. A svelarlo, o meglio, a confermarlo, è stato nelle scorse ore Emanuele Filiberto, interpellato a riguardo dal Corriere della Sera, dopo che la notizia è di fatto divenuta pubblica: «Non è un atto ostile verso l’Italia, tantomeno verso il premier Draghi – ci tiene a precisare il Principe – ha tutta la stima della famiglia Savoia e personalmente ricordo di aver già affrontato con lui il tema dei gioielli anni fa».
Il giornalista del Corriere della Sera sottolinea comunque come la richiesta giunga in un periodo non proprio ideale, fra la Giornata della memoria e le elezioni al Quirinale: «Mah, l’attualità presenta sempre un qualche contesto difficile. E capisco che l’Italia attraversi anche momenti particolarmente complessi per la pandemia, per la crisi sociale. Ma non è una decisione dell’ultimo minuto, ma maturata con calma. Da tempo stavamo valutando questa mossa – aggiunge – si sono parlati mio padre con le sorelle. E hanno affidato all’avvocato Sergio Orlandi l’incarico di una mediazione». Si tratta, precisa ancora Emanuele Filiberto, di una battaglia per cui la famiglia è molto unita, dopo anni di litigi: «Anche perché 75 anni dopo quel 1946 era tempo di venire allo scoperto per chiedere indietro quanto è di Casa Savoia». Poi precisa: «Non chiediamo indietro nulla agli italiani, solo la restituzione di beni privati di famiglia. Come è stato restituito negli anni alle ex famiglie regnanti di Jugoslavia o Bulgaria, persino agli eredi degli zar di Russia».
EMANUELE FILIBERTO E I GIOIELLI DI CASA SAVOIA: “MAGARI LI ESPORREMO IN UNA MOSTRA…”
«Sono gioielli ricevuti come dono di nozze – continua Emanuele Filiberto – o acquistate dai Savoia o ancora ricevuti come donazione… tant’è che la XIII disposizione transitoria finale che ha avocato allo stato altri beni di Casa Savoia non ne parla». Per ora Bankitalia ha risposto picche, dicendo che non spetta a loro decidere ma alle istituzioni: «Continueremo con una causa legale – ha proseguito Emanuele Filiberto – certo avremmo sperato in un buon esito della mediazione». E fino a dove è intenzionato ad andare? «Fino alla Corte Europea, se sarà necessario. Andiamo avanti per le vie legali ma non è un atto ostile, avrei di gran lunga preferito una mediazione…ho il massimo rispetto delle istituzioni e della figura di Draghi. Anzi ricordo che già al tempo dei Giochi invernali di Torino 2006 anche la regione Piemonte s’interessò per poter esporre a Torino i gioielli. Da Bankitalia non ci furono questioni ma tutto si bloccò perché serviva nullaosta della presidenza del Consiglio».
Quindi Emanuele Filiberto conclude così, parlando di eventuali piani futuri per i gioielli: «L’importante è che dopo averli tenuti sotto chiave per 75 anni tornino alla luce, possano essere visti. Però il primo passo è che ce li restituiscano, poi decideremo in quale forma renderli di fruizione pubblica. Penso anche a un museo. Intanto adesso andiamo avanti, pronti a portare la cosa alla Corte Europea».