La morte del Duca Amedeo di Savoia, lo scorso 1° giugno, ha riaperto l’annosa questione di chi fosse il capo della Casata reale. In molti sostengono che l’ex monarca Umberto II avesse indica nel nipote il suo erede al posto del figlio Vittorio Emanuele. Dopo la morte di Amedeo, Emanuele Filiberto si è espresso con un lungo post su Facebook: “Ora basta con queste sciocchezze. Smettiamola di far parlare i morti e rispettiamo il loro riposo! Il Re mio nonno riconobbe, inequivocabilmente, in mio padre Vittorio Emanuele il futuro Capo della Real Casa di Savoia, con mia madre al suo fianco durante il suo ultimo incontro con gli Italiani in Francia. Oggi dico con forza “basta” alle stupidaggini che ciclicamente le solite menti perverse e malate mettono in circolazione per screditare la mia famiglia e il suo Capo legittimo”. Il principe, che ha ottenuto moltissimi like per il suo post, fa riferimento alla lettera che Umberto II nel gennaio 1960 al figlio, colpevole di aver sbandierato l’imminente matrimonio con la francese Dominque Claudel, senza prima averne parlato con lui che avrebbe dovuto autorizzare le nozze con “regio assenso”.



Emanuele Filiberto e la disputa dinastica

Il re, in esilio a Cascais, metteva in guardia il figlio Vittorio Emanuele: “Rischi l’esclusione da qualsiasi diritto di successione come capo della casa di Savoia e pretenzione al Regno d’Italia. Pertanto i tuoi titolo saranno ridotti alla situazione di privato cittadino e tutti i diritto passerebbero inesorabilmente a mio nipote Amedeo duca d’Aosta”. Emanuele Filiberto ha così commentato le parole del nonno: “Tutti sanno perfettamente che Re Umberto II scrisse quella lettera nel lontano 1960 molto tempo prima che mio padre conoscesse mia madre… Sua Maestà non dette mai seguito a quanto aveva scritto”. Ma la vicenda non si è conclusa così. Il 18 luglio 1963 “Oggi” dedicò la copertina a Vittorio Emanuele e alla fidanzata Marian Ricolfi Doria, che diventò sua moglie nel 1970. “Gli basta sapere che sono felice”, disse il figlio del Re, facendo riferimento al padre. L’ex monarca, dopo aver letto l’intervista del figlio, gli mandò una seconda lettera: “Se l’intervista rispecchia fedelmente il tuo pensiero – e questo ti prego di farmelo sapere al più presto con assoluta chiarezza – mi rincresce sopratutto che tu non abbia sentito il bisogno di parlarmi e di scrivermi prima, anche perché tratti di questioni che riguardano me direttamente”. E aggiunse: “Devo, circa i tuoi progetti matrimoniali, ripetere, parola per parola, quanto ebbi a scriverti il 23 gennaio 1960, in simile circostanza”. Vittorio Emanuele rispose in modo laconico al padre: “L’intervista non rispecchia il mio pensiero”. La disputa dinastica non è ancora risolta…

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