A “Storie Italiane” si è tornati a parlare del caso di Emanuele, un giovane di 14 anni pestato a sangue davanti alla scuola a Cosenza. La trasmissione di Rai Uno, condotta da Eleonora Daniele, ha reso noto che, a seguito di una celere attività d’indagine, i carabinieri hanno individuato tre persone responsabili di questo nuovo episodio di bullismo: un istigatore/istigatrice (compagno/a di classe di Emanuele), un mandante e un aggressore.



La dirigente scolastica, riferisce l’inviata del programma, dice di non avere ricevuto informazioni dall’autorità giudiziaria e la mamma dell’adolescente picchiato afferma: “Lei e la vicepreside ci hanno contattato per avere informazioni sulle condizioni di salute del nostro figlio. Credo che la preside non si sia esposta più di tanto per non creare una situazione destabilizzante per la scuola…”. Il padre del ragazzo, Fabio, ha inoltre aggiunto che Emanuele ha ricominciato oggi a frequentare le lezioni per mezzo della didattica a distanza, perché “non se la sente di tornare in quel luogo, ma anche fisicamente non è ancora in grado di riprendere”.



EMANUELE, PESTATO A SANGUE FUORI DA SCUOLA: LA REAZIONE DELLA PRESIDE DI COSENZA

Dopo la violenza subita da Emanuele, la preside della scuola di Cosenza si è rifiutata di rilasciare una dichiarazione ai microfoni di “Storie Italiane”, ma ha divulgato le seguenti parole, trasmesse proprio nel corso della trasmissione andata in onda nella mattinata odierna.

Questo è quanto ha dichiarato la dirigente: “I docenti ancora in sede il giorno dell’accaduto sono intervenuti tempestivamente, prestando il primo soccorso, chiamando il 118 e invitando il giovane a chiamare dal proprio cellulare il genitore che lo attendeva lungo la strada. Il coniuge di un’assistente amministrativa ha chiamato il 112. La videosorveglianza, il presidio, il piano di sicurezza, la regolamentazione degli spostamenti interni sono misure che hanno sempre garantito sicurezza e incolumità nel nostro istituto. Dietro la mano c’è la crisi valoriale che imperversa in una società che non sa più guardare ai giovani”.