A “I fatti vostri“, su Rai 1, il conduttore Salvo Sottile intervista Francesco, il fratello di Emanuele Scieri, al quale chiede che ricordo abbia di quei terribili giorni, dalla sua sparizione il 13 agosto del 1999 al ritrovamento del suo cadavere tre giorni più tardi nella caserma di Pisa. Francesco ricorda: “E’ stato come precipitare in un buco nero, sono stati i giorni più bui della mia vita. Ricordo ancora le urla di mia madre e all’incapacità di credere a cosa ci avessero detto i carabinieri. I carabinieri prima ci hanno avvisato con una telefonata e poi sono venuti da noi a chiederci se Emanuele avesse qualche problema. Poi ci dissero che Emanuele era scomparso e che si fosse tolto la vita. Sono cose che noi famigliari non abbiamo mai creduto, mai accettato”.



La madre di Emanuele Scieri ha la speranza che finalmente venga fatta giustizia e che non ci siano più ombre su suo figlio, vuole che non si parli più di suicidio poichè secondo i famigliari è impossibile. Ma come si è fatto ad ottenere un processo dopo 23 anni? Il fratello riferisce che il merito va all’unione di più soggetti: “La commissione parlamentare d’inchiesta, gli amici di Lele che hanno costituito un’associazione “Giustizia per Lele” e ad un vasto coinvolgimento di persone della società civile. Tutta questa collaborazione ha permesso di raccogliere gli elementi sufficienti per far sì che il caso si riaprisse presso la procura di Pisa”.



Emanuele Scieri, il ritrovamento degli psicofarmaci nel suo armadietto: “Mio fratello non li ha mai presi”.

Francesco confessa: “Ci sono stati momenti davvero difficili e sono stati molteplici. Quando ho appreso della morte di Emanuele, quando hanno archiviato il caso e quando mio padre aveva, prima di morire, tentato un processo civile ma invano”. In studio è anche presente il legale della famiglia, l’avvocato Ivan Albo, il quale dichiara che “il tempo” è stato l’ostacolo più grande subito in questi 23 anni per far sì che il caso venisse riaperto. “Noi speriamo che in questi 23 anni i testimoni si siano emancipati dalla paura di un servizio militare del tempo. Altri 3 militari sono stati assolti in questo processo. Il giudice dell’abbreviato non ha colto alcuni elementi per noi decisivi. E’ ora di tenerne conto”.



Salvo Sottile, sottolinea però che nell’ armadietto di Emanuele Scieri siano stati ritrovati degli antidepressivi che gli erano stati prescritti dal medico di famiglia. Il fratello Francesco, con sicurezza dichiara che: “Emanuele non ha preso neanche una pastiglia di quegli antidepressivi e non sa nemmeno il motivo di quella prescrizione. Emanuele aveva solo 26 anni al momento della morte ed era un ragazzo come tutti gli altri che amava la vita”.

Emanuele Scieri, il suo cadavere sotto il sole per 3 giorni e le ferite sospette.

L’inchiesta ha accertato che le reclute venivano sottoposte ad atti di nonnismo brutali in quella caserma. Il fratello però sostiene che quando partecipò al giuramento, Emanuele Scieri fosse sereno. “Lui era un praticante avvocato. E’ morto la prima sera che passava nella folgore di Pisa dopo un volo di 10 metri dalla torretta di prosciugamento del paracadute. Dalle fotografie che non mi volevano far vedere ho notato ferite a mani e piedi. Mio fratello è stato 3 giorni sotto il sole di Ferragosto. Io essendo medico e secondo la mia esperienza, se ci fosse stato un soccorso tempestivo, si sarebbe potuta evitare la sua morte. E’ impossibile che in una caserma, nessuno si fosse accorto subito della sua scomparsa”.

Francesco è di Siracusa ma lavora come medico in Lombardia. Ma nonostante questo penso tutti i giorni a suo fratello: “soprattutto quando torno a casa ed entro nella sua cameretta, mi assale una tristezza indescrivibile. Ogni cosa mi ricorda lui e mi fa male. Mi immagino come saremmo oggi se fossimo ancora insieme”.