La prima udienza preliminare sulla morte di Emanuele Scieri si è conclusa con tre assoluzioni e due rinvii a giudizio. Queste le decisioni del gup di Pisa in merito alla morte del parà di leva siciliano, trovato morto nell’agosto 1999 nella caserma di Pisa, dove era arrivato per cominciare il servizio militare. Si tratta di un presunto caso di nonnismo di cui si è discusso per 22 anni. Oggi il gup, come riportato dal Corriere della Sera, ha assolto i tre imputati che avevano optato per il rito abbreviato. Si tratta di Andrea Antico, sottufficiale dell’esercito, unico militare ancora in servizio che era accusato di omicidio volontario; Enrico Celetano, generale e allora comandante della Folgore e Salvatore Romondia, ex aiutante maggiore, entrambi accusati di favoreggiamento. Ma è stato disposto il rinvio a giudizio degli ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara, che sono accusati di omicidio.



Il pm Sisto Restuccia nella requisitoria aveva chiesto la condanna a 27 anni, che sarebbero comunque diminuiti di un terzo a causa del rito abbreviato, per Andrea Antico. Invece per gli altri due imputati l’accusa aveva chiesto 4 anni di carcere per favoreggiamento. La Procura aveva poi chiesto la modifica del reato di Romondia a depistaggio. Invece gli altri due imputati saranno giudicati con rito ordinario in Corte d’assise.



MORTE EMANUELE SCIERI, LE INDAGINI

Dalle indagini è emerso che quell’azione di nonnismo fu in realtà un massacro. A Emanuele Scieri fu contestato l’uso del cellulare, quindi fu obbligato «a effettuare numerose flessioni sulle braccia, lo colpirono con pugni sulla schiena, gli schiacciarono le dita delle mani con gli anfibi, per poi costringerlo ad arrampicarsi sulla scala di sicurezza della vicina torre di prosciugamento dei paracadute, dalla parte esterna, con le scarpe slacciate e con la sola forza delle braccia». Secondo l’accusa, il caporale «Panella lo raggiunse per fargli perdere la presa e lo percosse dall’interno della scala».



Mentre Emanuele Scieri provava ad appoggiare il piede su uno degli anelli di salita, sempre Panella «gli sferrò violentemente un colpo al dorso del piede sinistro» facendolo precipitare da un’altezza di dieci metri. Una caduta che provocò lesioni gravissime all’allora 26enne che fu lasciato agonizzante sul posto. Come evidenziato dal Corriere, le indagini sono state complesse, tra presunti depistaggi e omertà, denunciate anche dagli inquirenti, oltre che dalla famiglia del parà.