L’Europa si prepara all’embargo al petrolio russo. La notizia, anticipata ieri da Repubblica, trova conferma oggi nelle indiscrezioni raccolte dal New York Times, secondo cui l’Unione europea approverà già la prossima settimana il provvedimento a lungo rimandato anche per le resistenze di alcuni paesi, in particolare quelli fortemente dipendenti dalle fonti energetiche russe. Ci sono volute settimane affinché si arrivasse all’accordo. Il quotidiano americano parla di intensi colloqui che continueranno nel weekend prima che la Commissione Ue metta nero su bianco la proposta da far approvare presumibilmente mercoledì, per ottenere così il via libera finale entro la fine della settimana, spiegano diversi funzionari e diplomatici Ue coinvolti nella procedura.
Hanno parlato peraltro al Nyt chiedendo di restare anonimi, in quanto non autorizzati a parlare pubblicamente dei delicati progressi dei colloqui. L’embargo al petrolio russo sarà il più grande e importante nuovo passo dell’Ue da quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Il sesto pacchetto di sanzioni europee riguarderà anche la più grande banca russa, Sberbank, che finora era stata risparmiata, e colpirà altri russi di alto profilo. Un altro dettaglio lo fornisce Repubblica, secondo cui l’embargo dovrebbe partire ad agosto-settembre.
LE RESISTENZE DI UNGHERIA E GERMANIA
Salvo improbabili richieste dell’ultimo minuti dell’Ungheria, che ha puntato i piedi fino alla fine, il procedimento dovrebbe essere completato senza richiedere una riunione dei leader dell’Unione europea, che farebbe così allungare i tempi. Stando a quanto riportato dal New York Times, queste sanzioni permetteranno ai pesi membri di chiudere i contratti esistenti con le compagnie petrolifere russe, come accaduto per il carbone. Non mancano i retroscena: ad esempio, anche la posizione della Germania sarebbe stata critica, visto che importa un terzo del suo petrolio dalla Russia. Ma nelle ultime settimane è stata in grado di ridurre tale quota, tenendo così gestibile l’embargo.
«Il problema che sembrava molto grande per la Germania solo poche settimane fa è diventato molto più piccolo», ha dichiarato il ministro dell’Energia tedesco Robert Habeck, assicurando che la Germania «è arrivata molto, molto vicina all’indipendenza dalle importazioni di petrolio russo». I funzionari interpellati dal New York Times hanno riferito che per colmare il deficit si aumenteranno le importazioni da altre fonti, come Nigeria, Kazakistan, Azerbaijan e paesi del Golfo Persico. D’altra parte, l’embargo, seppur graduale, rischia di far innalzare ulteriormente i prezzi globali del petrolio, aggravando i già elevati costi energetici in tutto il mondo. Ma questo non ha fermato i leader europei.