Roberto Cingolani, Ministro della Transizione ecologica, ha dichiarato senza mezzi termini che l’Italia potrà sostituire il gas russo in tempi relativamente brevi. Lui l’ha detto… e ci crede.
Non sono bastate le stime fatte dagli economisti che vedevano l’ipotesi di embargo non priva di problematiche e, comunque, realizzabile al massimo entro 2-3 anni.
Il governo crede in ciò che sta facendo in Africa e pensa di poter sostituire Mosca nel giro di 18 mesi o anche meno . non importa se in caso di embargo nei primi giorni di maggio, l’Italia e la Germania restassero a riserva fino ad ottobre, e poi? Il profondo rosso.



Embargo del gas: l’Italia converte l’Africa alle esportazioni

Ma Cingolani è ottimista e forse sono diventati ottimisti anche gli africani, riscopertisi esportatori di gas dall’oggi al domani. Gli italiani evangelizzano l’Africa sull’esportazione di gas, come fecero un tempo i cattolici in territorio sudamericano. Qualcuno di loro non pensava nemmeno di averlo e di poterlo sfruttare, altri ancora ne hanno estratto poco persino per sè stessi.



E così l’Italia si è fatta tirare dentro all’affaire del Nigal, senza temere le guerriglie sahariane che hanno reso impossibile la sua costruzione in questi anni. Per Cingolani l’Italia è benedetta, perché si trova in un punto del mondo dove possono arrivare 5 gasdotti. Alcuni di questi non funzionano, ma sicuramente Cingolani conta di riconvertirli a breve. Nel frattempo pensa addirittura di costruire “due rigassificatori galleggianti“, e se il progetto fa sorridere e potrebbe sembrare addirittura pericoloso (i rigassificatori costituirebbero dei bersagli mobili in tempo di guerra), il Ministro risponderebbe “che non devono rimanere per sempre”.



Embargo del gas: Besseghini è pessimista

Tuttavia la pensa diversamente il presidente dell’Autorità per l’energia, Arera, Stefano Besseghini, che ha detto al Corriere che sussiste “il pericolo di non poter riempire completamente gli stoccaggi”. Un problema che potrebbe presentarsi già da maggio, figuriamoci con una chiusura immediata delle forniture di gas russo! La cosa singolare è che il riempimento degli stoccaggi dipendono “dagli accordi che l’Italia ha già stretto e da quelle che si sta cercando di concludere“. Ma una domanda sorge spontanea: cosa ha concluso quindi l’Italia se Besseghini parla in questi termini?
Sicuramente non gli accordi necessari a garantire l’indipendenza energetica. L’Italia senza la Russia durerebbe 10 settimane a detta di Besseghini, ma soltanto se ottimizzasse i consumi e mettesse in campo “le riserve strategiche“.

Il punto è proprio questo: cosa vuol dire ottimizzare i consumi? Besseghini non nasconde il fatto che l’Italia entrerebbe in emergenza, quindi in campo ci sarebbe un protocollo di razionamento del gas basato su “distacchi di carico e delle prevalenze fra le utenze”.

Naturalmente l’energia alle imprese, finché dura, sarà assicurata, ma ad essere ridotta sarà l’illuminazione notturna è il riscaldamento negli immobili.

In sostanza l’Italia può stare al freddo e al buio e, per Cingolani, deve farlo in nome dell’etica, perché il distacco dalla Russia non è niente di meno di “un dovere etico”.

Embargo del gas: un suicidio per la Bundesbank

Per la Germania invece l’embargo al gas russo è un problema industriale e di sopravvivenza: il bollettino mensile della Bundesbank rivela infatti che un embargo il gas di Mosca intaccherebbe il prodotto interno lordo del 5% nel 2022 e costerebbe alla Germania 180 miliardi di euro.
Il risultato sarebbe un impennata dei prezzi dell’energia, che causerebbe una recessione senza precedenti. Sono certamente due visioni diverse prossimo futuro.
Eppure la Bundesbank è stata perfino ottimista se rapportiamo il contenuto del bollettino mensile, a quanto ha detto Martin Brudermuller, CEO di BASF, all’Huffington post: “uno stop immediato al gas rosso, potrebbe distruggere l’intera economia della Germania“. Oltre alla perdita dei 180 miliardi di euro indicata dalla banca tedesca, ciò darebbe inizio ad una delle peggiori crisi economiche dal 1945.

Ma in Italia no, c’è chi prende col sorriso tutto questo, convinti che percorrere l’Africa tappe possa servire davvero a riempire gli stoccaggi.