Embargo del petrolio russo: sesto pacchetto di sanzioni dellUe
L’Unione Europea si sta impegnando per attuare un embargo del petrolio Russo. Si tratta del sesto pacchetto di sanzioni proposto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Si tratta di una sanzione attuabile, ma che ha spaccato è l’Unione Europea a causa della richiesta di esenzione da parte di Ungheria, Bulgaria, Slovacchia. Non è tutto ma gli ambasciatori dell’Unione Europea oggi non hanno potuto approvare il sesto pacchetto di sanzioni già che, come hanno dichiarato, hanno avuto poco tempo per esaminarlo.
Embargo del petrolio russo: l’Europa spaccata
Complessivamente ci sono alcuni stati dell’Unione Europea che dipendono molto dal gas e dal petrolio russo. A dipendere dal greggio ceduto da Mosca sono la Germania per il 12%. In precedenza la Germania si approvvigionava dalla Russia per il 35%, ma negli ultimi anni ha operato autonomamente una riduzione. Tuttavia resta uno dei paesi che necessitano maggiormente del greggio russo. Il primo fra tutti e la Polonia per il 17,9%, segue l’Olanda per il 13,1%, poi la Finlandia per il 9% ed il Belgio per la quota del 8,2%.
L’Unione Europea è collegata alla Russia attraverso alcuni oleodotti che servono a trasferire solo il 10% del greggio, mentre la restante parte viene importato attraverso alcuni porti: dal Mar Baltico arriva il 25% del greggio esportato da Mosca, che è diretto verso il porto di Rotterdam, Danzica, Primorsk e Ust.
Poi c’è un porto sul Mar Nero, Novorossiysk, che serve il Mediterraneo attraverso i porti secondari di destinazione Marsiglia e Trieste.
Embargo del petrolio russo: l’Italia ce la farà a sostituire il greggio?
L’Italia dipende dalla Russia soltanto per il 10,1% dei suoi rifornimenti. Infatti i maggiori fornitori del belpaese sono l’Azerbaigian per il 23%, la Libia per il 18% e l’Iraq per il 14,5%. In passato l’Italia si serviva per il 20% dalla Libia ma, dopo la guerra del 2011 questa ha dovuto ridurre la quantità di greggio del 2%. Anche nel 2013 il nostro paese ha varato un embargo contro l’Iran che riforniva lo stivale per il 25%.
Dunque se ci si domanda se è fattibile un embargo del petrolio, la risposta è assolutamente sì, L’Italia ha già fatto gli anticorpi e sostituire il 10,1% del petrolio non è un problema.
Tuttavia per gli altri paesi dell’Unione Europea potrebbe essere più difficile: secondo lo studio del Brueghel, un centro di ricerca europeo, la sostituzione del petrolio russo avrebbe comunque dei risvolti negativi nel medio e breve termine. Diversamente, per la Russia, sarà facilissimo sostituire i partner commerciali e ottenere anche tariffe più alte.
L’alternativa secondo il centro di Bruxelles sarebbe quella di una tariffa punitiva su tutte le esportazioni russe di petrolio greggio, derivati e gas naturale. Basterebbe In sostanza applicare una tariffa protezionistica dell’Unione Europea per non mandare in delirio le economie dei paesi dell’Unione e facendo mettere le ali allo spread.
Embargo del petrolio russo: l’aumento del prezzo e l’ISAB di Priolo
Del resto il prezzo del petrolio Russo è già aumentato rispetto all’anno scorso del + 520 % è la metà di questo rincaro è avvenuta nei primi due mesi dell’anno che hanno contato da soli per il più 256 %. Si tratta di rilevazioni Istat. Complessivamente nel primo bimestre del 2022 l’Italia ha speso 3 miliardi di euro.
Come rileva anche il quotidiano nazionale, l’Italia deve anche fare i conti con la raffineria ISAB di Priolo, appartenente ad una società Svizzera, la Litasco SA, a sua volta facente parte del gruppo russo Lukoil.
A causa dei problemi di credito, questa è costretta ad acquistare la quasi totalità di grezzo dalla Russia. Servono aiuti statali qualcuno ha proposto anche la nazionalizzazione che tuttavia non è stata confermata dal governo. Si tratta di una patata bollente nelle mani di Roma, che pesa per 3500 posti di lavoro e garantisce il 10% della raffinazione italiana.