È una risoluzione non-legislativa la richiesta da parte del Parlamento europeo di un embargo totale e immediato sulle importazioni russe di petrolio, carbone e gas. Approvata con 513, 19 astensioni e 22 contrari, la risoluzione non è vincolante per la Commissione, ma impegna l’esecutivo di Ursula von der Leyen a prendere in considerazione la sua posizione e cerca di influenzare il Consiglio europeo che poi è quello che avrà l’ultima parola. L’esito della votazione è stata salutato dalla Presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola come “un momento significativo”.
Mentre la posizione degli europarlamentari è chiara e univoca, il quinto pacchetto di sanzioni all’esame della Commissione europea con l’inserimento per la prima volta di una misura di rilievo sul versante energia, è in stallo. Oggetto del contendere proprio il bando all’importazione di quei circa 50 milioni di tonnellate di carbone (pari al 45% del totale delle importazioni europee) che Mosca spedisce in Europa, principalmente in Germania e Polonia. Per la Russia significherebbe perdere 4 miliardi di euro di introiti all’anno. Pur essendo il combustibile fossile meno determinante nel mix energetico europeo importato dalla Russia, cancellare il tonnellaggio di carbone sarebbe il primo passo tangibile della svolta Ue sulla divisiva decisione di chiudere i rubinetti dei gasdotti russi.
Questo taglio, nato come la risposta all’indignazione delle atrocità commesse sui civili a Bucha, potrebbe, su pressione della Germania, slittare a metà agosto. Ma anche Austria e Ungheria sono allineate. La posizione tedesca è stata presentata oggi (ieri per chi legge) in sede del COREPER, l’influente organismo comunitario che prepara le riunioni del Consiglio europeo in cui si adottano le misure legislative. L’embargo europeo era inizialmente previsto diventare operativo entro la fine di questa settimana o inizio della prossima con un periodo di transizione di tre mesi, i quali diventerebbero, se passasse l’emendamento tedesco, quattro. Questo porterebbe a differire il blocco all’importazione a metà agosto. Questo differimento darebbe tempo ai compratori europei di sostituire le aziende russe con i fornitori da Stati Uniti, Sudafrica, Colombia e Australia e permetterebbe anche agli acquirenti europei di non incappare in clausole penali. I contratti in essere sono per la maggior parte a breve termine.
Di fatto, il rinvio dell’embargo sul carbone fornisce un segnale negativo di mancata solidarietà tra i Ventisette più che costituire una ridotta efficacia della misura. Sul mercato del carbone i contratti spot, che sono quelli più diffusi, verrebbero interrotti immediatamente. Il contraccolpo dell’annunciato embargo è l’aumento dei prezzi della materia prima sui mercati globali: la quotazione del carbone con vendita scadenza un mese (maggio) è aumentata dell’11% attestandosi su 330 dollari per tonnellata.
Per quanto annacquato rispetto alla proposta iniziale, l’embargo europeo sul carbone russo rimarrebbe comunque più ambizioso di quello approvato dalla Gran Bretagna, programmato per diventare esecutivo a fine anno.
Tornando in Italia, Draghi ha affermato che l’embargo di gas non è sul tavolo, ma la situazione è in divenire. Secondo il piano per uscire in fretta dal gas russo elaborato dal Governo, c’è anche il coinvolgimento della popolazione che può contribuire abbassando il termostato o non accendendo il condizionatore, ora che si va verso l’estate. contenendo i consumi. Anche un miliardo di metri cubi di gas in meno può fare la differenza, se vogliamo evitare il salasso del razionamento di energia alle attività industriali. Il vero problema sarà contenere i prezzi dei prodotti energetici. Non sarà facile. Anche nel caso in cui la diversificazione riuscisse e la domanda di gas venisse interamente coperta da nuovi fornitori, i prezzi aumenterebbero comunque per la competizione con gli altri Paesi europei. Secondo le stime del ministero dell’Economia e delle Finanze, il prezzo del gas all’ingrosso sarebbe al di sopra di 200 euro al MWh durante il prossimo autunno e inverno. E nello stesso periodo il prezzo medio elettrico sarebbe pari a 379 euro al MWh.
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