Tre embrioni chimera scimmia-uomo sono riusciti a svilupparsi per un arco temporale di poco inferiore alle tre settimane nell’ambito di uno studio di laboratorio condotto da Juan Carlos Izpisua Belmonte, del Salk Institute for Biological Studies a La Jolla, in California, in collaborazione con ricercatori cinesi e spagnoli. Ne dà notizia sulle sue colonne il quotidiano “Avvenire”, che spiega come si siano registrati gradi significativi di comunicazione tra cellule di specie diverse, in particolare tra embrioni di macaco cinomologo formati in vitro e 25 cellule umane iPS (staminali pluripotenti indotte, in grado di interagire con tessuti aventi caratteristiche analoghe).
Ebbene, le risposte ottenute sono state a dire poco sorprendenti: le cellule di natura umana sono riuscite a integrarsi in ben 132 embrioni, 103 dei quali sono riusciti a sopravvivere per dieci giorni e tre di essi, addirittura, hanno resistito per diciannove giorni, per mezzo di una tecnica sviluppata da altri ricercatori, di nazionalità cinese e riconducibili all’University of Science and Technology a Yunnan, guidati da Weizhi Ji.
EMBRIONI CHIMERA, A QUALI CREATURE DAREBBERO ORIGINE?
La questione degli embrioni chimera uomo-scimmia, doviziosamente descritta dalla testata giornalistica “Avvenire”, riporta in auge il sempiterno dibattito inerente alla manipolazione scientifica, i cui frutti sono peraltro a noi ignoti: cosa sono, come si chiamano e come possono svilupparsi questi nuovi esseri viventi? Creature di laboratorio ancora senza nome, che alcuni esperti vorrebbero fare nascere per poterli studiare e ampliare il campo della conoscenza scientifica e, in questo caso specifico, anche dello scibile umano. È corretto procedere in tal senso o, invece, è giusto fermarsi un attimo prima? Al di là dell’etica e della morale, occorre rimarcare come il professor Belmonte fosse andato in questi anni ripetutamente alla ricerca di interazioni tra embrioni di altri animali, come maiali e topi, con cellule umane iPS, ottenendo tuttavia riscontri oltremodo scarsi, per non dire fallimentari, considerato il gap evolutivo tra le specie prese in esame.