L’asbesto, meglio noto come amianto, continua a rappresentare un’importante e impellente emergenza per l’Italia, che dopo il divieto di utilizzo varato nel 1992 fatica ancora a distanza di oltre 30 anni a liberarsi delle rimanenze. Non a caso negli ultimi mesi ne sono stati individuati depositi illegali tra Chioggia, Ferrara, Siracusa e Firenze, smantellati dalla Guardia di Finanza, ma comunque responsabili di danni per i cittadini ignari che vivevano vicino alle discariche improvvisate.
Ad oggi, inoltre, è ignota la quantità esatta di asbesto rimasto in Italia, seppur stime dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) parlano di almeno 40 milioni di tonnellate depositate in milioni di siti differenti in tutta la Penisola. Sempre secondo l’osservatorio, il minerale cancerogeno contamina ancora 2.400 scuole, 1.000 biblioteche e 350 ospedali, ma anche in questa caso di tratta di stime probabilmente inferiori alla realtà, mancando una mappatura ministerialmente coordinata. Il problema, però, è legato al fatto che secondo l’ISS (nuovamente con stime probabilmente ampiamente sottovalutate) all’anno l’amianto miete 4.400 vittime, dovute alla cancerogenicità del minerale, ben nota già alla comunità scientifica già a partite dagli anni ’70, con oltre 70 anni di ritardo rispetto ai suoi primi impieghi edili.
L’emergenza amianto: “Ci vorranno ancora due secoli a smaltirlo tutto”
L’amianto, insomma, tanto in Italia quanto all’estero continua ad essere un problema, con numerosi casi registrati di mesotelioma pleurico (la cui unica causa è l’esposizione all’asbesto), la cui speranza di vita a 5 anni dalla diagnosi è di appena il 20%. Com’è noto, infatti, basta inalare una minima quantità di particelle di asbesto per ammalarsi, mentre l’assenza di un monitoraggio preciso causa talvolta ritardi nella scoperta delle discariche abusive, che in pochi giorno possono far ammalare decine e decine di persone.
In Italia secondo un censimento del 2019 del Ministero dell’Ambiente ci sono ancora 370mila strutture esposte all’amianto, che secondo l’ONA sono più di 1 milione, mentre sono state completate negli anni appena 7.700 bonifiche (più altre 4.216 parziali). Dove non vi sono bonifiche si registrano anche problemi con lo smaltimento, con “poche discariche stracolme“, spiega ad Avvenire Ezio Bonanni, presidente ONA, e pochi impianti per lo smaltimento. Sono, secondo Legambiente, 12 le regioni che non dispongono ancora di impianti per lo smaltimento dell’amianto. Gli altri 18, spiega ancora Bonanni, impiegherebbero circa 2 secoli a smaltire i 40 milioni di tonnellate rimasti (mantenendo l’attuale ritmo di bonifica), con l’effetto che “l’emergenza sarà destinata ad aumentare in relazione alla crescente necessità di bonifica, indotta dall’aumento dei casi di patologie asbesto correlate”.