I cinghiali a Roma sono un problema di cui si discute sempre di più. Considerati da tempo simbolo del degrado della capitale, attirati dalle discariche di spazzatura, la Regione Lazio ha deciso di prendere in mano la situazione, proponendo un piano che porti ad eliminare l’intera popolazione di cinghiali all’interno del Grande raccordo anulare. Secondo l’idea della Regione entro sei masi massimo si arriverà all’eliminazione completa delle bestie invadenti.



Il piano per contenere i cinghiali a Roma, inoltre, avrebbe anche un che di futuristico, con l’impiego di speciali e particolari carabine con puntatore ad infrarossi. Gli animali verranno catturati utilizzando le gabbie trappola già largamente impiegate, per poi narcotizzarli o ucciderli con l’impegno delle speciali carabine, in grado di abbattere gli animali da grande distanza, con il buio e da postazioni che possono essere fisse o mobili, come una vettura. Tutto questo, ovviamente, prevederà l’impiego della polizia locale e i Selecontrollori formati appositamente per l’abbattimento dei cinghiali. Inoltre, il piano della Regione non avrebbe il “semplice” scopo di eliminare gli animali invadenti, ma è fine al più grande ed importante obbiettivo di contenere la peste suina africana.



Cinghiali a Roma: preoccupa la peste suina africana

La ragione che ha portato, insomma, la Regione Lazio a definire un piano a lungo termine per l’eliminazione dei cinghiali sarebbe la preoccupazione relativa ad una possibile epidemia di peste suina africana, individuata in alcuni degli esemplari recentemente catturati. Se ne parla, infatti, dal 4 maggio scorso, quanto fu scoperta la prima carcassa di animale infetto all’interno del Parco dell’Insugherata che ha portato ad istituire una zona rossa iniziale di 64 chilometri quadrati, poi estesa a 273.

In totale, invece, i cinghiali di Roma infetti con la peste suina individuati da quel momento ad oggi ammonterebbe ad almeno 48 esemplari, quasi tutti nella stessa zona del primo, ma non si può ovviamente escludere che in natura ce ne siano molti di più. Il tutto sarebbe, infine, peggiorato quando, il 9 giugno, la malattia è stata individuata in due maialini di un allevamento nella zona rossa, aprendo ai dubbi che l’epidemia sarebbe potuta passare di specie in specie, arrivando anche all’uomo. L’abbattimento dei cinghiali sarà, inizialmente, limitato agli animali all’interno del Grande raccordo anulare e nella zona cuscinetto, ed entro un mese saranno raggiunti i primi risultati, ovvero contenere la popolazione infetta che verrà poi studiata ed abbattuta, arrivando all’eradicazione della peste entro 1 o massimo 2 anni.