Quando chi si preoccupa del bene e del futuro del mondo propone, come soluzione, la riduzione delle nascite, vuol dire che si è arrivati al suicidio organizzato e pianificato della razza umana. Invece di essere una soluzione è un omicidio. E’ l’allarme lanciato da ben 11.258 scienziati di tutto il mondo in una “lettera di avvertimento” per l’emergenza climatica, che propone come risposta “la riduzione graduale della popolazione mondiale”. Non è un film di fantascienza, ma è la scienza, tanto lodata perché dovrebbe risolvere ogni problema. La lettera è stata pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista BioScience, firmata da oltre 11mila scienziati di 153 paesi al mondo. Nella dichiarazione, i firmatari hanno elencato sia la crescita economica che un aumento della popolazione globale come “tra i più importanti fattori di aumento delle emissioni di CO2 derivanti dalla combustione di combustibili fossili”. Il rapporto chiede “trasformazioni audaci e drastiche riguardo alle politiche economiche e demografiche”. Hitler si sarebbe congratulato con loro, d’altro canto aveva messo in atto un piano analogo. Il documento non tiene minimamente conto dei milioni di poveri, soprattutto bambini, che muoiono ogni anno di stenti e di fame tanto che viene da pensare che l’incapacità di risolvere questo problema faccia parte di un piano preciso per ridurre la popolazione, e non si tiene neanche conto che nei paesi più ricchi la natalità è arrivata in molti casi, ad esempio in Italia, a livello zero. Cioè non si mettono più al mondo i figli. Sotto accusa allora come sempre quei fastidiosi popoli del terzo mondo che nonostante la povertà “si ostinano” a fare figli. La popolazione globale sta aumentando di 80 milioni di persone all’anno, afferma la dichiarazione, ed è un fattore chiave del cambiamento climatico. 



RIDUZIONE PROGRAMMATA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE

“La popolazione mondiale deve essere stabilizzata – e, idealmente, gradualmente ridotta – in un quadro che garantisca l’integrità sociale”, hanno detto gli scienziati. La dichiarazione di martedì chiede “politiche comprovate ed efficaci che rafforzino i diritti umani riducendo al contempo i tassi di fertilità e riducendo gli impatti della crescita della popolazione sulle emissioni di gas a effetto serra e sulla perdita di biodiversità”. Camere a gas o divieto di procreare, come già provò a fare la Cina con metodi polizieschi e alla fine rinunciandovi?  Secondo vari studi il tasso di natalità negli Stati Uniti ha toccato un minimo storico nel 2018 con un tasso di fertilità totale a 1,7, ben al di sotto del tasso di sostituzione di 2,1. In Corea del Sud nel 2017, ci sono state sette nascite per 1.000 persone; L’Ungheria ha visto il suo tasso di natalità scendere a 1,45 bambini per donna. Secondo le prospettive demografiche del 2019  per gli anni 2015-2020, l’Europa occidentale è stata stimata in 1,68 nati vivi per donna. L’America Latina e i Caraibi sono scesi appena sotto il livello di sostituzione a 2,05 nascite vive per donna. Il continente africano, al contrario, è stato stimato in 4,44 nascite vive per donna. Secondo quanto riporta il sito Catholichherald, la dott.ssa Catherine Pakaluk, assistente professore di ricerca sociale e pensiero economico presso la Catholic University of America, a marzo ha dichiarato alla CNA che avere figli è un segno di ottimismo e che le preoccupazioni sul clima dovrebbero mettere in secondo piano altri fattori. “Penso che ci voglia molto coraggio per avere un figlio, in qualsiasi momento”, ha detto Pakaluk. “Avere figli in generale sembra richiedere molto coraggio e ottimismo.” Già, ma questo è un mondo dove l’ottimismo è scomparso da tempo.

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