L’emergenza droga in Italia è più urgente di quel che si possa pensare, lo scenario è preoccupante. A testimoniarlo i numeri diffusi il 26 giugno dal rapporto annuale della Direzione centrale per i servizi antidroga, in occasione della Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, istituita dall’Onu. Un grido d’allarme riguardo ciò che sta accadendo dopo la pandemia. La droga scorre a fiumi in Europa, anche in Italia. Non solo cocaina, ma anche la droga dello stupro. L’ultimo rapporto dell’Ue ha registrato 5.800 decessi per overdose nel corso dell’anno precedente, quasi 16 morti al giorno. Di questi 350 solo in Italia. Il numero dei consumatori è impressionate: 83 milioni di persone, che corrisponde al 29% della popolazione europea. Ma spiccano purtroppo i minori, anche nel nostro Paese. Il 26% dei ragazzi in età scolare, quindi oltre uno su quattro, ha fatto usi di sostanze illegali nel corso dell’anno.



Un’emergenza senza precedenti quella della droga, eppure si fa poco o nulla per affrontarla. Forze dell’ordine a parte, chi si fa carico della questione sono, come spiega Avvenire, i Servizi pubblici per le dipendenze (Serd), che però non sono ben messi, e le comunità di recupero, che invocano da tempo una riforma del sistema e della legge che risale a trent’anni fa. Tante promesse, pochi fatti. Ad esempio, dopo la Conferenza nazionale di Genova non c’è stato seguito. Le comunità da tempo sono sulle barricate, perché i servizi sono stati «marginalizzati e dimenticati sempre di più», dichiara Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict).



EMERGENZA DROGA: IN CARICO SOLO UN QUINTO DI CHI HA BISOGNO DI AIUTO

Mentre si registra il record storico di sequestri di cocaina (ben 91 tonnellate), si prova ad accendere i riflettori sull’emergenza droga. Il problema è che si riaccende quello «ideologico ed anacronistico sulla legalizzazione e sul “diritto” di farsi, che rimette ancora una volta al centro del dibattito proprio la sostanza». Questa battaglia per Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict), è persa già in partenza. Invece «la prevenzione, la cura e la riabilitazione della persona che dovrebbero essere essenziali, sono del tutto ignorati».



Come riportato dall’Avvenire, denuncia un «ultradecennale disinvestimento politico che ha provocato voragini nel sistema di intervento andando a minare il fondamentale diritto alla salute, che significa riconoscere la giusta dignità alle persone e quindi ai servizi». Non è un caso se la relazione al Parlamento, che contiene dati del 2020, parla di appena 125mila persone con problema di dipendenza. Si contano praticamente solo gli utenti in carico al Servizio sanitario, quelli che si riescono a intercettare. «Manca tutto un altro pezzo di fenomeno, che si stima essere 5 volte superiore (parliamo di oltre mezzo milione di italiani) e che, invece, non si riesce ad intercettare con servizi ampiamente superati». Quindi, Serd e comunità riescono a farsi carico solo di un quinto delle persone che andrebbero aiutate.