Contro il caro bollette la decisione sul price cap al gas è attesa “al prossimo Consiglio dei ministri dell’Energia della Ue”: lo ha detto il ministro tedesco per l’Economia, Robert Habeck, secondo il quale è “un buon successo” l’intesa politica raggiunta dai leader dei Ventisette venerdì 21 ottobre. “Vogliamo dei limiti di prezzo dinamici – ha aggiunto Habeck -, dobbiamo mantenere la sicurezza degli approvvigionamenti e prevenire le oscillazioni speculative sulle Borse. Intanto il prezzo del gas viene affondato dal protrarsi di temperature primaverili nel Vecchio continente: i future Ttf cedono l’8,5% a 127,5 euro al megawattora, dopo la sostituzione del contratto con scadenza a novembre con quello con scadenza a dicembre.
Siamo ovviamente lontani dai picchi di agosto-settembre, ma è pur sempre il segnale che non sono le decisioni politiche assunte dalla Ue a incidere sui prezzi. Anzi, proprio la Ue ha sprecato molto tempo prezioso in sterili discussioni e si è mossa in ordine sparso. Dunque, il price cap sarà davvero utile? Il caro bollette imperverserà ancora? Che inverno ci aspetta? Ne abbiamo parlato con Ivanhoe Romin, direttore generale di Axpo Italia, filiale nazionale del gruppo svizzero attivo nella produzione e fornitura di energia sostenibile a Pmi e imprese energivore.
L’Ue ha raggiunto un’intesa sul price cap, ma sulla sua realizzazione si sa ancora poco. Il tetto al prezzo del gas è la soluzione a tutti i problemi legati all’emergenza energetica?
E’ innegabile che famiglie e imprese stiano fronteggiando un’emergenza energetica ed è altrettanto doveroso e legittimo che i governi e le istituzioni europee siano chiamati a trovare una soluzione a questo problema. Ma che il price cap lo sia è lecito nutrire più di un dubbio.
Che cosa non la convince?
Un mercato per sua natura deve funzionare per fissare un prezzo che sia congruo tra domanda e offerta. Quindi intervenire con misure amministrate, come appunto il tetto al prezzo del gas, non può che creare un effetto distorsivo.
Perché distorsivo?
Premesso che a differenza del Covid, una pandemia che ha colpito a livello globale, l’emergenza energia interessa soprattutto l’Europa, con l’introduzione del price cap potrebbero esserci altri mercati extra-europei, liberi di formare il prezzo, in grado di calamitare quei flussi di gas, fisico o Gnl che sia. E’ corretto individuare delle misure che possano alleviare il fenomeno del caro bollette, legato a un fattore esogeno al mercato, a partire dalla guerra in Ucraina che ha determinato una carenza vera di gas fisico, ma non è risolutivo, rappresenta solo un contributo messo in atto dalla politica.
A ottobre il prezzo spot del gas, cioè quello acquistato oggi per domani, è precipitato a 30 euro a MWh rispetto ai 340 di agosto. Perché?
Tenga conto che in agosto gli operatori tedeschi, che operano non solo su base giornaliera, ma addirittura su base oraria, in alcuni casi hanno registrato prezzi addirittura negativi. Ma il paradosso dei 340 euro di prezzo del gas ad agosto, un mese in cui i consumi sono molto bassi, quasi nulli, e dei 30 euro di ottobre, periodo pre-invernale, si spiega facilmente con il fatto che ad agosto tutta l’Europa è stata incentivata a massimizzare gli stoccaggi per poter affrontare con tranquillità l’inverno, specie in caso di stop delle forniture russe. La fortissima domanda, che non trovava adeguata offerta, ha così fatto decollare all’insù il prezzo del metano. La fame di gas non trovava soddisfazione.
Ma non era tutta colpa della speculazione, del Ttf di Amsterdam?
Non era affatto frutto della speculazione, perché con questo termine noi identifichiamo quegli operatori di mercato che operano senza avere un sottostante e solo per trarne un profitto finanziario. Ma ad agosto non era così: c’era una domanda, vera, a fronte di un’offerta, scarsa, ma anch’essa vera, reale. E non c’era la possibilità di accelerare per riempire gli stoccaggi.
Oggi in che situazione ci troviamo?
Oggi le navi che trasportano Gnl sono ferme nei porti o addirittura vengono deviate verso altre rotte, perché, essendo i terminali pieni, non riescono a scaricare a terra il gas.
Sta per iniziare la stagione invernale. Per ora il clima ci aiuta, ma dovesse diventare più rigido, rischiamo una nuova impennata del prezzo del gas?
A fronte di condizioni climatiche oggi miti, sopra le medie, il prezzo spot rimarrà basso, intorno ai 30 euro al MWh, fino a metà novembre. Poi, quando le temperature dovrebbero farsi un po’ più fredde, le quotazioni dovrebbero tornare a salire sopra 110-120 euro. C’è una stretta correlazione fra condizioni climatiche e prezzo del gas.
E sul versante dell’approvvigionamento l’Italia può stare tranquilla? Non deve temere interruzioni o carenze di metano?
Non mi aspetto una crisi di forniture da qui a dicembre, perché gli stoccaggi sono pieni, abbiamo fatto tutto quello che andava fatto. Il problema potrebbe presentarsi a inizio 2023.
Le possibili cause?
Da un lato, se i russi dovessero interrompere le forniture via tubo che arrivano a Tarvisio e, dall’altro, per gli stoccaggi che inizieranno a svuotarsi. Attenzione, poi, alle code di freddo che potranno arrivare a fine febbraio-fine marzo, perché lì la situazione potrebbe davvero complicarsi. E questo problema si ripresenterà, in misura ancora più critica, anche il prossimo inverno, soprattutto se nel frattempo non sapremo aumentare la nostra capacità di rigassificazione.
A proposito di rigassificatori, che cosa si dovrebbe fare per affrontare il prossimo inverno con una certa sicurezza?
L’Italia è in un punto strategico, nel cuore del Mediterraneo, dove arrivano pipeline dal Nordafrica, dal Medio Oriente, dall’Azerbaijan e dal Nord Europa. Sui rigassificatori siamo però un po’ indietro, ne abbiamo solo tre e quindi la nostra capacità di rigassificare è limitata. Per quest’anno abbiamo comunque messo in campo tutte le misure necessarie per affrontare un inverno abbastanza tranquillo. Ripeto: altro discorso se i russi chiudono i flussi.
Potrebbe succedere?
Non credo, ma dovesse accadere saremmo costretti a intaccare le scorte strategiche e ad adottare misure di emergenza anche estreme.
Ma non abbiamo sensibilmente ridotto la nostra dipendenza da Mosca?
E’ vero, abbiamo opportunamente trovato fonti alternative, ma ancora quest’anno, e a maggior ragione il prossimo, il comportamento di Gazprom sarà un elemento chiave da monitorare attentamente
Il risparmio energetico può aiutare?
I prezzi delle ultime bollette spingeranno molti a misure di razionamento energetico. Ma, al di là delle norme stabilite dal governo Draghi, i comportamenti virtuosi funzionano se li rispettano tutti. Nei condomini e negli uffici sarà più facile far rispettare le regole e le scadenze, ma nelle abitazioni private? Succederà la stessa cosa?
Axpo è fornitore di energia a Pmi e imprese energivore. E’ vero che la domanda di gas è in caduta perché molte aziende non hanno ancora riavviato le attività? Quali sono i settori più colpiti?
Le imprese hanno prolungato il loro fermo stagionale almeno fino alla fine di agosto per mitigare l’effetto del caro bollette. A livello di grande industria, oggi a rallentare di più sono le acciaierie e di conseguenza il settore chimico, che offre molti servizi alla siderurgia. Invece le imprese che lavorano su commesse, come vetrerie o cementifici, hanno cercato di onorare gli ordini, lamentando però assenza di margini e un’operatività in perdita, a costo. Quanto alle Pmi, sono in serissima difficoltà a onorare le bollette, visto che è in crescita il fenomeno degli scaduti.
Per quanto tempo ancora potranno resistere le imprese?
Prima o poi dovranno scaricare a valle questi costi dell’energia, che costituiscono la gran parte di qull’11% di inflazione con cui dobbiamo fare i conti. E a quel punto avremo un tasso di inflazione altissimo, che anche la Bce farà fatica a contrastare, con prospettive recessive.
Come si possono aiutare le imprese sul fronte caro bollette?
Possono essere adottate due misure. Una che attiene allo Stato, con la riduzione del carico fiscale sui costi di energia elettrica e gas, e una che coinvolge l’industria. Le imprese che possono dovrebbero firmare contratti a lungo termine, anche nel campo delle rinnovabili, e come Axpo Italia li stiamo promuovendo, così da poter spalmare i costi delle bollette su periodi più lunghi, beneficiando di prezzi più bassi e di un mix energetico più sostenibile.
Le rinnovabili sono la grande scommessa della Ue. Ma come si fa una transizione energetica soft e meno ideologica, così da non mettere al tappeto intere filiere produttive?
Non possiamo tornare indietro, la transizione sostenibile deve essere compiuta, ma sostenibilità e impatto zero devono essere graduali. I tempi della Ue sono troppo stretti, irrealizzabili tecnicamente, perché mancano risorse e, specie in Italia, si scontrano con le lungaggini delle autorizzazioni per la messa a terra dei progetti.
Quindi?
E’ giusto investire, ma con iter burocratici più snelli. Senza dimenticare che l’Europa ha bisogno di costruire una filiera industriale della sostenibilità, che altrimenti resterebbe appannaggio dei paesi dell’Estremo Oriente, Cina in testa, la quale dispone delle materie prime necessarie alla realizzazione dei pannelli fotovoltaici. Nel frattempo non va trascurata l’efficienza energetica, che consente un risparmio immediato di Tep, tonnellate equivalenti petrolio.
Un’ultima domanda: il nuovo governo Meloni punta molto sulla sovranità energetica, sull’autonomia degli approvvigionamenti, e ha deciso di riattivare le trivellazioni nell’Adriatico. E’ una scelta opportuna?
Non si può pensare che l’Italia, per una questione puramente ideologica, debba rinunciare a un’attività, la perforazione in cerca di fonti energetiche, svolta in tutto il mondo. Ma non aspettiamoci di risolvere i nostri problemi trivellando l’Adriatico, che può dare un contributo limitato al nostro fabbisogno. Anche perché io preferisco il libero mercato: è giusto andare a prendere l’energia là dove c’è alle migliori condizioni economiche.
(Marco Biscella)
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