La pandemia ha lasciato in eredità una situazione sanitaria in evidente difficoltà. Non solo lunghe code di attesa per effettuare visite. Si sta riscontrando anche una vera e propria emergenza di personale per quanto riguarda i medici di base. E le previsioni parlano di 5 milioni di pazienti senza medico nel giro di 2 anni. Numeri, questi, destinati a crescere sempre più se la problematica non dovesse essere risolta.



Come riporta Il Messaggero in Lombardia, c’è chi provando a cambiare medico, dopo che il proprio curante era andato in pensione, ha dovuto perfino cambiare Comune. E anche lì ha scoperto che non c’era neanche un dottore disponibile. Lo stesso è accaduto a Costa di Rovigo, dove l’ultimo medico di famiglia ha chiuso lo studio a febbraio. E poi a Carlantino, nel Foggiano, ma anche nel Nuorese, nei dintorni di Palermo e in provincia di Cremona, dove i paesi rimasti senza medici sono ben tre. E ancora: a Brugherio, in Brianza, si contano più di 6 mila pazienti sprovvisti di un medico di famiglia. Mentre a Cognola (Trento) l’ultimo curante ha scelto di chiudere i battenti per l’impossibilità di conciliare il lavoro con “la vita privata e la conservazione di un adeguato stato di salute psico-fisica”. Questi sono solo alcuni dei tanti casi sparsi su tutto il territorio, a prescindere che si tratti di città o piccolo paese.



CARENZA MEDICI DI BASE: DA COSA DIPENDE? GLI INTERVENTI IN LEGGE DI BILANCIO

Al momento sono 2 milioni i cittadini senza medico di famiglia. Ma se non si assisterà ad un’inversione di tendenza i numeri potranno salire a 5 milioni. Ma a cosa è dovuta questa carenza di medici di base? Per ogni medico che va in pensione il fabbisogno non viene ricoperto da altrettanti medici perchè non se ne trovano. Ad essere calata, in particolare, a quanto pare, è l’attrattiva che questa professione desta nei giovani, sempre meno interessati a voler diventare medici. Al primo anno della facoltà di medicina si registra un tasso di abbandono pari al 20 % come ha fatto presente il segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti.



Ed è proprio su questo ultimo aspetto che il governo ha capito di dover lavorare. E così già a partire dall’anno prossimo, con i 2,4 miliardi di euro in manovra si punta a rinnovare il contratto collettivo dei camici bianchi e ad alzare i salari, sperando di attirare più giovani verso la medicina. E poi ci sono le risorse (in parte previste dal Pnrr) per le nuove case di comunità, che dovranno dare una spinta alla medicina territoriale, alleggerendo la pressione su ospedali e medici di famiglia. Molto però resta ancora da fare. Tra le proposte del ministro della Salute, Orazio Schillaci, c’è  ad esempio quella di far diventare i nuovi medici di base dipendenti a tutti gli effetti del Ssn (con le relative garanzie) e non più professionisti convenzionati. Una parte dei sindacati, però, si è detta contraria, e il confronto è ancora in corso. Si punta poi infine anche a “sburocratizzare” la professione medica.