Gli sbarchi non si fermano. Eppure gli esperti di sicurezza e gli analisti hanno prospettato al Governo uno scenario se possibile ancora peggiore: 685mila persone in Libia, ora nei campi di detenzione o in altri luoghi, pronte a tentare di arrivare in Italia. Sette volte in più rispetto agli arrivi del 2022. Guerre, instabilità economica, ma anche gli effetti dei cambiamenti climatici e una forte spinta demografica sono le ragioni che alimentano senza soluzione di continuità il flusso migratorio.
Le prime cinque nazionalità di richiedenti asilo in Italia, comunque, non vengono da Paesi in guerra, anche se il conflitto ucraino, con la conseguente crisi del grano, ha influito sui livelli di povertà di diverse nazioni. “Il vero problema – spiega Stefano Piazza, giornalista, scrittore, esperto di sicurezza e terrorismo – è che non c’è una visione strategica. E che l’Italia è stata lasciata sola ad affrontare un fenomeno per il quale dovrebbe muoversi l’Europa”.
Da dove nasce la valutazione degli apparati di sicurezza su questa nuova ondata di migranti in arrivo dalla Libia?
I servizi segreti italiani sono molto presenti in quell’area, conoscono la situazione, hanno uomini sul campo. L’intelligence segue questi flussi perché si tratta di sicurezza nazionale. Il loro allarme viene dall’osservazione ma anche dai rapporti con le intelligence di questi Paesi. Tra la moltitudine dei migranti c’è anche la possibilità, perché la storia ce lo ha dimostrato nel recente passato, che si infiltrino terroristi. Si è visto decine di volte. Un recente report di un’intelligence israeliana ha mostrato come l’Italia sia punto di approdo anche di queste persone.
Nelle aree di partenza dei migranti spesso hanno un ruolo anche nazioni straniere: quanto contano nello sviluppo dei flussi migratori?
La questione delle potenze straniere, mi riferisco al Qatar, alla Turchia, alla Russia, che sono presenti in questi luoghi è un aspetto molto importante. Questo uso dei migranti come una sorta di “bomba umana” viene espressamente scelto a volte per fare un danno o solo come minaccia per fare pressione. Sappiamo che Erdogan usa i migranti per fare pressione sull’Europa.
I rapporti dell’intelligence dicono perché in Libia si sono ammassate tutte queste persone, pronte ad arrivare in Italia? Si parla di un flusso sette volte superiore al passato.
I servizi dicono che c’è un aumento marcato dei flussi su tutte le rotte marine. L’Italia, in linea con gli anni precedenti, continua a essere la principale porta di ingresso e di transito dei migranti verso l’Unione Europea. Tutta una serie di ragioni, a partire dalle attuali aree di crisi e instabilità sociopolitica, continuano a spingere un numero enorme di persone a emigrare. In Italia le prime cinque nazionalità dei richiedenti asilo, comunque, sono da Paesi dove non c’è la guerra: Bangladesh 18%, Pakistan 14%, Egitto 10%, Tunisia 7%, Nigeria 6%. L’Italia è stata presa d’assalto nel 2022 ma questa situazione continuerà. In Africa ci sono attentati di ogni tipo, gente ammazzata, instabilità, alla fine la gente fugge.
Quanto è grave la situazione?
Ora che c’è il centrodestra al governo, di migranti si parla in continuazione, ma in questi anni nel Mediterraneo sono morte 20mila persone, quando c’erano governi di ogni tipo, gialloverde, giallorosso, governi tecnici.
Un problema trasversale a tutti i governi.
Sì, ma la verità è che l’Italia è stata lasciata sola, e alla fine viene criticata ogni volta. Secondo me in questo caso opposizione e maggioranza dovrebbero unirsi di fronte a questo tema. Questo è un Paese “attaccato” da migliaia di disperati, dove muoiono donne e bambini: al di là dello sdegno, della condanna, del dolore per la perdita di esseri umani, possibile che le forze politiche non si rendano conto che bisogna essere uniti e affrontare il tema a livello europeo? Non serve mettersi uno contro l’altro, qui muoiono persone. È un’emergenza nazionale. Dovrebbero andare insieme a Bruxelles a dire: “Dobbiamo risolvere il problema”. Non costruendo dei campi dove mettere questa gente, ma individuando politiche comuni per portare sviluppo, per bloccare gli sbarchi, per fermare le partenze.
Intende dire che serve un approccio più ampio e di lungo periodo?
È da tempo che il Mediterraneo è ormai preso d’assalto da migliaia di disperati che fuggono da guerre, da crisi, dalla povertà, ma si interviene sempre a spot: si fa un accordo con una milizia dando un po’ di soldi, un altro Governo fa un altro accordo, ma non è che ci sia un vero progetto sistemico studiato con l’Europa. L’unico modo per evitare queste tragedie è non farli partire.
Per non farli partire però ci vogliono condizioni migliori nei Paesi d’origine.
Esatto. Tutto il resto sono cose portate via dal vento. Bisogna che questi Paesi vengano uniti in un grande progetto di sviluppo. Finché non ci sarà un progetto geopolitico globale, sarà sempre peggio, queste tragedie continueranno. Non c’è alternativa a un serio ragionamento europeo in termini di migranti. L’Italia non ha la capacità e i soldi per agire da sola, la soluzione va trovata insieme agli altri.
C’è una carenza di politica estera, anche a livello europeo? Negli Stati da cui arrivano i migranti spesso sono presenti altre potenze straniere: c’è sempre qualcuno che è lì e lavora solo per i suoi interessi?
Bisogna partire dal presupposto che i migranti sono anche un grande affare economico, che servono sicuramente ai trafficanti di esseri umani, ma che permettono anche a questi Paesi, e alle milizie che vi operano, finanziate a più livelli, di esercitare il loro potere. Come fa uno Stato come l’Italia, con un debito pubblico come quello italiano, a fronteggiare da sola milizie e Paesi falliti come la Libia? Non può. Finché l’Europa non decide di affrontare seriamente il problema sarà sempre peggio.
Parlando di trafficanti, i nostri servizi hanno un quadro preciso su chi siano?
Basta leggere l’ultimo report: sanno esattamente come si svolge il fenomeno. Tra i trafficanti c’è di tutto: delinquenti comuni, gruppi organizzati, ex terroristi, ex militari che hanno perso il lavoro. Chiunque voglia guadagnare soldi con facilità.
Poi c’è quello che di fatto è diventato il più grande hub dei migranti che è la Libia: per come è messo oggi stabilizzare questo Paese sarà un rebus.
La Libia è un Paese del quale negli ultimi anni ci si è occupati poco, ma è il vero problema, perché è pronto ad esplodere in qualsiasi momento.
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