Mentre la guerra tra Russia e Ucraina tiene il mondo col fiato sospeso, per la morte di tanti, troppi soldati e civili ma anche per un conflitto che potrebbe devastare l’intera Europa, le varie Nazioni corrono ai ripari. Il rischio di una guerra nucleare, seppur remoto, c’è. I russi, nei giorni scorsi, hanno bombardato nei pressi di una centrale nucleare: solamente pochi metri più in là e sarebbe stato un vero e proprio disastro. Così, i Paesi europei corrono ai ripari, e lo fa anche chi non ha il nucleare, come l’Italia. Nella penisola non esistono centrali nucleari, ma il nostro Paese ne è letteralmente circondato.
Proprio per questo motivo, l’Italia ha un piano per l’emergenza nucleare da applicare qualora ce ne fosse bisogno. Essendo circondata da centrali, già dal 2010 la Protezione Civile ha messo a punto un piano contro le emergenze radiologiche. In caso di minaccia, come quella che arriva appunto dall’Ucraina per mano dei russi, potrebbe essere applicato tale piano, che dovrebbe limitare i danni e cercare di proteggere per quanto possibile la popolazione.
Emergenza nucleare, cosa prevede in Piano Nazionale in Italia
Il Piano Nazionale per l’emergenza nucleare in Italia prevede misure protettive da applicare contro le radiazioni. Redatto il 24 maggio 2010, viene aggiornato dal Dipartimento della Protezione civile ogni tre anni. La stesura e l’aggiornamento del piano coinvolge il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, le Prefetture, la Protezione civile e punti strategici del sistema di allerta. Ma cosa prevede nel dettaglio?
Il Piano, steso nel 2010 sotto supervisione dell’Ispra, viene aggiornato ogni tre anni. Tale piano è suddiviso in quattro parti. La prima illustra gli obiettivi generali del Piano Nazionale, quindi l’organizzazione delle misure necessarie per fronteggiare le conseguenze di eventuali incidenti. La seconda parte illustra i presupposti tecnici e la stima delle conseguenze radiologiche. La terza parte contiene invece della strategia operativa, il sistema di allerta, lo scambio delle informazioni nazionali e internazionali, il monitoraggio dell’ambiente e degli alimenti, le misure di tutela per la salute pubblica, l’informazione. L’ultima parte riguarda i modelli d’intervento e l’attuazione del piano in sé. “Il Piano c’è ed è in continuo aggiornamento, speriamo di non doverlo mai utilizzare”, ha detto il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.