Dall’inchiesta condotta da Quotidiano Nazionale è emersa una situazione invivibile per i detenuti del carcere San Vittore di Milano, al limite dell’umanità. Le temperature estive sembrerebbero tra l’altro aver peggiorato le condizioni al suo interno, tanto da parlare di celle simili a veri e propri forni. Oltre a ciò a ciascun carcerato vengono concesse solo 4 telefonate al mese ai propri cari, senza possibilità di deroga. Il tutto ha portato a pensare a soluzioni alternative per migliorare la vita ai detenuti che dovranno restare anche per lunghi periodi in carcere.
Il San Vittore vanta quasi 200 anni di storia. E in questi anni non si è fatto molto per apportare migliorie. Due reparti sono chiusi per motivi strutturali, il sovraffollamento rende l’aria irrespirabile soprattutto d’estate (ospitando 900 detenuti su 700 dei posti effettivamente disponibili) e i detenuti che ospita, per lo più stranieri senza soldi con problemi di droga o psichiatrici, non hanno un euro da spendere per comprare ventilatori da tenere in cella. La reintroduzione post-pandemia della quasi totale assenza di contatti con l’esterno poi, come ha spiegato l’Avv. Valentina Alberta, presidente della Camera penale di Milano, non ha fatto altro che aggravare le tensioni all’interno del carcere, concedendo 10 minuti di telefonate per 4 volte al mese.
GIACINTO SICILIANO, DIRETTORE DEL SAN VITTORE: “DIFFICOLTÁ A GARANTIRE LA QUALITÀ DELLA DETENZIONE”
In merito alla situazione carceraria è intervenuto Giacinto Siciliano, direttore del San Vittore, che, intervenendo al programma ‘Radio Carcere‘ di Radio Radicale , ha voluto sottolineare da un lato l’attenzione riservata ai detenuti considerandoli e trattandoli come persone, e dall’altro ha voluto anche rimarcare come il problema dell’invivibilità all’interno del carcere non sia da ricercare nel sovraffollamento, dal momento che vengono comunque garantiti all’interno delle celle spazi di tre metri quadri a ciascuno.
“Il vero problema non è tanto il rispetto formale degli spazi quanto la difficoltà a garantire a chi è dentro una certa qualità della detenzione ”. Queste le parole di Siciliano, che ha anche aggiunto: “Il carcere è il servizio pubblico che si ritrova a dover gestire tutto quello che negli altri non ha funzionato, e andrebbe finanziato adeguatamente.”
MISURE ALTERNATIVE AL CARCERE: LA PROPOSTA DELLA LIBERAZIONE ANTICIPATA
Di fronte a situazioni come quelle descritte del San Vittore si pensa a come intervenire con soluzioni alternative. E così Rita Bernardini, presidente dell’Associazione ‘Nessuno tocchi Caino‘, propone la liberazione anticipata e maggiori investimenti sul reinserimento sociale. “Se non ripartiamo dal presupposto che il carcere dev’essere l’estrema ratio e non il luogo dove riversiamo i problemi, non andiamo da nessuna parte. (…) Il carcere deve essere l’estrema razione e dare spazio alla speranza. Quindi, in primo luogo, bisogna praticare le misure alternative. Non è possibile che ci siano persone malate tenute nel degrado o messe in isolamento”.
Bernardini ha poi posto l’accento ancora una volta sul sovraffollamento con numeri alla mano al 30 giugno: 57.530 detenuti contro 47 mila posti. Questi dati sarebbero il frutto dello scarso impiego di risorse da parte dello Stato per le strutture carcerarie. E situazioni come queste non fanno che incrementare stati d’animo di disagio e suicidi. L’associazione citata ha così sul tavolo due proposte di legge. La prima punterebbe alla liberazione anticipata, passando dagli attuali 45 giorni premio a 60 ogni semestre. La seconda mirerebbe a dare al carcere, e non solo al magistrato, il potere di prevedere sconti di pena, con un occhio di riguardo anche a misure alternative, educatori e psicologi.