Oltre 4mila persone nell’hotspot di Lampedusa nell’ultimo weekend, ennesima conferma di una ondata migratoria che non mostra segni di rallentamento. Una tendenza che, almeno fino a quando le condizioni del tempo lo permetteranno, potrebbe proseguire nelle prossime settimane. E tutto ciò nonostante gli sforzi diplomatici del Governo Meloni e i rapporti tenuti con i Paesi da cui partono i migranti per sbarcare in Italia. Gli accordi stretti con la Tunisia e i contatti serrati con la Libia per ora non sembrano sortire effetto. Vengono considerati, spiega Mauro Indelicato, giornalista de il Giornale e di Inside Over, più un investimento sul futuro, che potrebbe dare frutti dal prossimo anno. Intanto la gente continua a sbarcare.
Qual è finora la tendenza dei flussi migratori quest’anno? E cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane?
La tendenza è al rialzo. L’anno scorso solo alla fine dell’anno abbiamo sforato i 100mila sbarcati, mentre quest’anno, ad agosto, siamo a 105mila. Dati in aumento su base annuale ma anche su base mensile. Ancora non ci sono i dati definitivi di agosto ma il mese di luglio si è concluso con 26mila sbarcati, una cifra record che eguaglia quella del luglio 2016 e 2017, i mesi più difficili in assoluto dal punto di vista migratorio. Per assistere a una diminuzione dei flussi dobbiamo aspettare un peggioramento delle condizioni del mare.
Fino a quando ci sarà bel tempo ci sono da attendere arrivi allo stesso ritmo di oggi?
Sì, è così. Specialmente in Tunisia i gruppi di trafficanti sono riusciti a organizzarsi e diverse fonti parlano di centinaia di barchini già assemblati, pronti per essere messi in acqua. Il Governo è messo al corrente che fino a quando ci sarà bel tempo ci saranno altri sbarchi.
Il Governo negli ultimi tempi ha parlato con i Paesi di provenienza dei migranti. In Tunisia con l’Unione Europea ha firmato un memorandum. Come mai non si vedono ancora i risultati di questi accordi: gli eventuali effetti si vedranno solo sul lungo periodo?
Gli accordi economici e di sicurezza intervengono sul lungo periodo, non vanno a frenare ciò che è già in itinere. Anche per il Governo italiano le intese di oggi dovrebbero servire a limitare i flussi di domani. E ci si aspetta sia dalla Tunisia che dalla Libia un maggiore impegno per le prossime stagioni. Ho la sensazione che il Governo non stia facendo un dramma dell’aumento dei flussi forse perché è più ottimista in vista del prossimo anno. Tutto ciò spiegherebbe perché il tema dei migranti ora non è al centro del dibattito politico. Ovviamente, per vedere se le speranze di diminuzione dei flussi si avvereranno, bisognerà attendere l’anno prossimo.
L’attuale Governo in campagna elettorale ha puntato molto sul controllo dei flussi migratori, eppure i numeri sono superiori a quelli del recente passato: cosa è cambiato tra la gestione Lamorgese e quella di Piantedosi? Ci sono state variazioni di indirizzo sostanziali?
C’è stato un maggiore impegno diplomatico: la strategia di Luciana Lamorgese era di attendere come andava la stagione e poi eventualmente chiedere una maggiore solidarietà all’Europa in termini di ridistribuzione dei migranti. L’approccio del Governo Meloni è stato di interloquire con la Ue per cercare una soluzione nell’immediato e nel frattempo parlare con i Paesi di origine dei flussi. La differenza tra le due gestioni sta nell’approccio politico, che per l’attuale esecutivo ha portato a stringere accordi che dovrebbero avere maggiore impatto nel lungo periodo. Certo, gli elettori di FdI forse possono essere spiazzati dai numeri, perché nelle intenzioni si parlava di blocco navale, che però è impossibile da attuare.
L’Unione Europea è stata uno degli attori del memorandum sottoscritto con la Tunisia per controllare i flussi migratori e contribuire allo sviluppo del Paese nordafricano. Una vicenda isolata o un cambio di approccio al tema migratorio?
In questo momento l’iniziativa con la Tunisia rimane isolata, ma nelle intenzioni di Bruxelles dovrebbe rappresentare una linea guida per future interazioni con altri Paesi. Altri accordi di questo genere potrebbero esserci nei prossimi mesi e anni. Nel frattempo è anche intervenuta la crisi in Niger: è uno di quei Paesi con il quale si vogliono tenere i contatti per frenare i flussi, perché è un Paese di transito. Più del 90% dei migranti che arrivano in Libia passano dal Niger. Il golpe lì ha bloccato eventuali iniziative diplomatiche dell’Unione Europea.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.