Nell’arco di pochi (pochissimi) mesi l’Emilia-Romagna si è trovata a fare i conti con una seconda alluvione distruttiva che ha causato non pochi danni su quegli stessi territori che già lo scorso maggio erano stati parzialmente – o anche totalmente – distrutti; e come da protocollo si sono riaccesi gli sconti tra Regione e Governo sulle responsabilità di mancati interventi che avrebbero potuto evitare il ripetersi di una tragedia (purtroppo) annunciata: da un lato l’amministrazione emiliana del PD che accusa il Governo di non aver stanziato le somme promesse, dall’altro la maggioranza e i suoi ministri che – dati alla mano – sciorinano cifre per dimostrare le colpe degli incauti Dem che sembrano aver ignorato la questione fino all’ultimo.



Tralasciando le accuse mosse da sindaci ed amministratori è interessante innanzitutto soffermarci sulle parole della governatrice – subentrata a BonacciniIrene Priolo che solamente ieri ci ha tenuto a mettere in chiaro che “i fondi stanziati dal commissario sono stati tutti impiegati” fuorché quelli che risultano ancora da “liquidare” e che rilega ad interventi “in corso o completati, per i quali si stanno realizzando i collaudi”: in totale – dice – si tratta di “402 interventi immediati” di cui “130 già completati, 158 quelli in corso e 114 in progettazione” con una spesa di circa “343 milioni di euro” per il solo territorio, più ulteriori “137 milioni” per il ripristino dei fiumi.



Le cifre (realmente) spese dall’Emilia-Romagna che smentiscono la versione del PD

Ma cosa c’è di vero nelle cifre che propina la governatrice dell’Emilia-Romagna? Dati governativi alla mano sembrerebbe ben poco perché come le ha risposto immediatamente il viceministro Galeazzo Bignami in realtà lo stanziamento “solo per la sicurezza di fiumi e argini” sarebbe stato di “230 milioni” dei quali nei risultano spesi solamente “49 milioni”; e come se non bastasse precisa anche che “abbiamo chiesto quattro volte di sapere quale fosse lo stato del reticolo idrogeografico” – aspetto fondamentale per programmare gli interventi -, senza mai ottenere alcuna risposta.



Ancor più preciso il ministro Nello Musumeci che per l’emergenza in Emilia-Romagna ricorda di aver distribuito con la sua Protezione civile “oltre 90 milioni di euro” dei quali “30 milioni e 568mila per coprire interventi che erano stati già progettati [e altri] 61 milioni e 136mila per nuovi interventi legati alla messa in sicurezza del territorio”; così come il collega Marco Lisei precisa che in emergenza il Governo ha stanziato “94 milioni” di cui ne sono stati spesi “a malapena 49” senza citare i “102 milioni sulla sicurezza idrica” utilizzati per l’impressionante cifra di “zero euro“.

Insomma, il bilanci complessivo dell’Emilia-Romagna è a dir poco pessimo perché – sintetizza il Giornale – di circa 130 milioni di euro stanziati urgentemente da Roma ne sono stati usati appena 49 milioni, così come dei 402 cantieri previsti solamente lo scorso anno ne sono stati completati veramente solo 130 (poco più di uno su quattro); e ad aggravare il già pessimo quadro pare anche che si sia atteso fino a giugno di quest’anno – un anno e un mese dopo l’alluvione del 2023 – per presentare ufficialmente il “piano speciale” post emergenziale.