A casa di chi va Emiliano? E a far cosa? Per capirci, questo è quello che si chiede Elly Schlein nella sua mente mentre ascolta il racconto del magistrato governatore della Puglia. Che senza tante cerimonie, racconta di una presunta visita a casa di una – a suo dire – parente di un boss barese. Ad Elly Schlein si può rispondere in molti modi, ma quello più efficace è anche quello più vero. A casa delle persone si va per parlarci e capita, nel Mezzogiorno, che l’ospite possa avere lontane o meno lontane parentele con qualcuno di non raccomandabile.



Basta questo per crocifiggere Emiliano? Se la risposta è sì, allora preparate le aste di legno di quercia a migliaia dalla Via Appia fino a Roma come quando si punirono gli italici alleati di Annibale, rei di aver fatto comunella con il nemico, perché a migliaia i politici e amministratori del Pd e di tutti i partiti andrebbero crocifissi.



Parlare con la gente, entrare nelle case e dialogare per strada con chi capita, casomai facendo un selfie, è cosa del tutto comune se si vuole prendere qualche voto dal Garigliano in giù. Non è un caso che le preferenze espresse in sede elettorale siano da sempre maggiori al Sud che nel resto del Paese. Da quelle parti è del tutto normale che si vada a casa di famiglie numerose o note per spiegare i propri motivi elettorali. E poco c’è di male. Come insegnava Cicerone, in testo forse apocrifo forse no, noto come il Manualetto del Candidato, ci si deve nutrire di questa familiarità per essere eletti. E capita che a furia di bicchierate e strette di mano si entri in case e si parli con chiunque.



Ora, o si decide che prima di parlare con qualcuno si chiedono precedenti di polizia e l’albero genealogico a tutti, o il rischio di venire in contatto con persone in apparenza inopportune fa parte del gioco. Conta poi se uno a quel gioco applica regole scorrette, e non pare il caso di Emiliano o Decaro. Se invece il problema persiste nel modo in cui ci si relaziona con un territorio così abituato ad agire, si deve cambiare paradigma.

Certo i politici romani vorrebbero una politica tutta tv e social. Fatta di sondaggi e macro-numeri a cui guardare senza stringere troppe mani, se non quelle di pochi e potenti attori dell’economia o delle situazioni. Ma il popolo è vasto e variegato. È fatto, citando i vecchi democristiani, di tante anime in pena, spesso peccatrici, che pur hanno il diritto di esprimere la loro opinione. E con questi, chi ci parla, per portarli a comprendere che conviene anche a loro una politica più vicina ai loro bisogni e più onesta? Emiliano lo ha fatto. È eletto da decenni dalle sue parti, è popolare e popolano e sicuramente sa bene i confini giusti da rispettare.

Va detto, però, che con il suo racconto non si è accorto che qualcosa è cambiato. A Roma. Non c’è più una classe dirigente nata dal voto popolare vero, non ci sono i vecchi esperti del porta a porta che ben comprendono il suo modo di agire. A Roma la nuova generazione immagina il popolo di sinistra come una sorta di agglomerato di persone attaccate al cellulare che guadagna poco e niente e vorrebbe solo avere qualche euro in più per la pizza. Per loro, che manco sanno cosa sia la trincea di un grande comune del Mezzogiorno, Emiliano è fuori tono. Come De Luca, ad esempio. Due vecchi arnesi che si ostinano a parlare e presentarsi come il Pd. Che non appare più così contento di averli tra loro. Come non appare contento di chi viene dal basso.

La prova indiretta sono le candidature alle europee. Tra un’Annunziata e qualche sindaco uscente, Elly medita di candidarsi ovunque sbarrando la strada alle “sue” donne. Per dimostrare che chi comanda sta a Roma. Ma se dopo aver salutato le ormai vecchie eurodeputate, si mettesse pure a chiudere la porta, dopo che a De Luca, anche ad Emiliano & company, rischierebbe di prendere una sonora scoppola. Perciò alla domanda originaria, ovvero a casa di chi va Emiliano e a dire che, vedrete che risponderà a se stessa che ognuno va a casa di chi vuole. Anzi starà zitta.

Per ora. Emiliano è vicino a lei ed ai suoi, non le conviene dire altro. Solo che così farà fatica tutto il Pd a riprendere la narrazione che tanti voti ha portato, ovvero noi di qua buoni, voi di là cattivi. Rompendo un altro assioma che aveva avuto dalla vecchia dirigenza, che sul questo tema era riuscita a ben posizionarsi nell’opinione pubblica. Ma come si dice da tempo, “la ragazza” deve fare la sua strada, anche a costo di buttare via tutto. Anche a costo di mettere da parte pure quel poco di buono che c’era.

Faccia come vuole, fino al 6 giugno. Poi si vedrà. Chi va porta a porta sa che alla fine conta sempre e solo una cosa: i voti. Se li prendi in tv o sui social o casa per casa di qualcuno, alla fine, son tutti uguali, basta che ci siano.

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