La bufera politico-giudiziaria che ha travolto la Puglia a colpi di inchieste travolge anche il governatore Michele Emiliano. Nel mirino degli inquirenti sono finiti alcuni messaggi che avrebbe inviato all’ex assessore Alfonso Pisicchio per spingerlo alle dimissioni dall’incarico di commissario dell’agenzia regionale per l’innovazione (Arti). Messaggi che sarebbero stati mandati poche ore prima che Pisicchio venisse arrestato con l’accusa di corruzione e truffa. A svelare questo retroscena è stato lo stesso ex assessore, la cui versione differisce da quella di Emiliano, il quale già all’indomani dell’arresto di Pisicchio aveva motivato la decisione di sostituirlo.
Ma ora la procura di Bari vuole vederci chiaro e verificare quanto raccontato da Pisicchio durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Ilaria Casu. Stando a quanto riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, che ha ricostruito la versione fornita da Pisicchio, la delibera con cui gli è stato revocato l’incarico è stata approvata dalla giunta pugliese all’ora di pranzo. La procura di Bari, appresa tale notizia, la sera hanno anticipato l’arresto, che probabilmente era previsto lunedì.
“DIMISSIONI O REVOCA”, IL PRESUNTO ULTIMATUM DI EMILIANO A PISICCHIO
C’è uno screenshot della chat WhatsApp con Emiliano, che l’ex assessore ha letto da un foglio stampato. Ha anche rivelato che era rimasto così sconvolto da quella conversazione da fotografarla per girarla ai parenti più stretti e da parlarne telefonicamente con la moglie. Secondo la sua versione, il governatore della Regione Puglia gli avrebbe scritto che una vecchia inchiesta era stata rilanciata, per questo gli chiedeva di lasciare l’incarico per il quale lo stesso Emiliano lo aveva nominato. Di fronte alle rimostranze e alle richieste di chiarimenti di Pisicchio, il governatore avrebbe riferito di aver appreso l’indiscrezione da «fonti romane». Tali fonti erano a conoscenza di alcuni particolari, tanto che Pisicchio ha chiesto un incontro a Emiliano, il quale ha rifiutato e lanciato l’ultimatum: dimissioni o revoca.
La chat è finita a verbale, ma non è stata depositata durante l’interrogatorio, in quanto la procura di Bari dovrà verificare i cellulari sequestrati. Nell’interrogatorio Pisicchio ha aggiunto di essersi recato dal suo avvocato Michele Laforgia (che ha poi rimesso il suo incarico), dopo aver parlato con la moglie, mentre la giunta regionale si riuniva per la revoca del suo incarico. La firma digitale del governatore pugliese è stata apposta alle 14:13 di quel giorno, 10 aprile. Pisicchio ha fatto arrivare ai giornalisti una lettera di dimissioni con la stessa data. La procura allora ha optato per l’accelerazione: gli arresti sono scattati alle 20. Il giorno dopo, Emiliano in un comunicato stampa ha fatto sapere che la nomina di Pisicchio era legata alle garanzie ricevute sulla chiusura delle indagini con archiviazione, su cui però non ci sono stati riscontri. Da qui la decisione della revoca, secondo la versione appunto del governatore.
EMILIANO PRONTO A RIVELARE ALLA PROCURA LA SUA FONTE?
La procura di Bari vuole vederci chiaro anche per capire chi avrebbe informato Michele Emiliano riguardo l’inchiesta su Alfonso Pisicchio, che era stata aperta nel 2019 e poi aveva ripreso slancio. I risvolti però non sono solo giudiziari, perché sono evidenti le implicazioni politiche, non a caso il centrodestra sta chiedendo le dimissioni del presidente della Regione Puglia. Per ora non ha fornito chiarimenti, ma fonti vicine al governatore, citate dalla Gazzetta del Mezzogiorno, riferiscono che non è arrivato alcun atto che faccia presagire un coinvolgimento nell’inchiesta. Inoltre, non viene escluso che a breve possa chiedere alla procura di Bari di essere sentito per fornire la sua versione, alternativa a quella di Pisicchio.
C’è poi il giallo della terza persona, la probabile fonte dell’indiscrezione sull’inchiesta su Pisicchio. Emiliano avrebbe parlato di questa vicenda con chi gli è vicino nei giorni scorsi, spiegando che la scelta di interloquire con l’ex assessore via WhatsApp è stata una scelta precisa, nella consapevolezza che sarebbe rimasta una traccia. Quindi, secondo il giornale pugliese, Emiliano potrebbe indicare ai magistrati l’identità della sua fonte.