Ci sarebbe un divario fra le emissioni ufficiali di CO2 delle auto in Europa e quelle reali. Lo testimonia lo studio pubblicato su Euractiv da parte dell’ICCT, il Consiglio internazionale per i rapporti puliti, ONG che ha aiutato a svelare il famoso scandalo del dieselgate. L’ICCT sta monitorando disparità di emissioni dei veicoli dal 2010 e nel 2022 ha registrato un picco di ben il 14 per cento per i veicoli immatricolati in Germania, in aumento rispetto all’8% del 2018.
“Senza contromisure, i valori ufficiali delle emissioni di CO2 diventeranno sempre più non rappresentativi dei valori del mondo reale”, le parole di Jan Dornoff, responsabile della ricerca presso l’ICCT e coautore del rapporto, che aggiunge: “Ciò minerà gli sforzi dell’UE volti a ridurre le emissioni di CO2 legate ai trasporti e porterà i consumatori a pagare per il carburante più del previsto”.
EMISSIONI CO2 SUPERIORI DEL 14% AI DATI UFFICIALI: METODI PIU’ RIGOROSI MA…
Lo studio ha analizzato i consumi reali di oltre 160mila auto con motore combustione interna, comprese le ibride. Da quando è scoppiato lo scandalo del Dieselgate che ha visto coinvolto in prima persona il gruppo Volkswagen, le aziende utilizzano metodi più rigorosi per registrare le emissioni di anidride carbonica ma secondo lo stesso studio il divario fra test ed emissioni reale si sta ampliando ulteriormente.
Per garantire la riduzione di CO2, Peter Mock, amministratore delegato dell’ICCT Europe, consiglia un meccanismo di correzione che permetterebbe all’Ue di imporre dei requisiti rivisti ai produttori: “Un meccanismo di correzione può garantire che gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 che i produttori dovranno raggiungere nei prossimi anni siano aggiornati proporzionalmente in conformità con il rigore originario previsto dalla legge”, ha affermato.
EMISSIONI CO2 SUPERIORI DEL 14% AI DATI UFFICIALI: LA CONTESTAZIONE DI ACEA
L’ACEA, associazione di categoria, ha comunque contestato lo studio sostenendo che i dati dell’ICCT “non sono pienamente rappresentativi della realtà”, precisando che l’unico modo per rilevare effettivamente le emissioni di CO2 è tramite “il monitoraggio del consumo di carburante a bordo”, le parole a Euractiv di un portavoce dell’ACEA che aggiunge che, tenendo conto che i dati sono stati raccolti solo dal 2021, non sono sufficienti per descrivere in maniera accurata quanto suggerito da ICCT. ACEA precisa come sia ben noto e risaputo che “la guida secondo un ciclo di test di laboratorio può essere diversa dalle condizioni di guida nella vita reale. L’effettiva efficienza del carburante sperimentata dai conducenti nel mondo reale varia ampiamente in quanto dipende da molti fattori esterni come le condizioni del traffico, il terreno, il comportamento di guida, il tipo di strada, il carico del veicolo, le condizioni del veicolo e il tempo”.
Per ora sembrerebbe quindi essere scongiurato il rischio di un nuovo dieselgate anche se va detto che negli ultimi giorni proprio Toyota avrebbe bloccato l’esportazione di alcuni modelli in Europa per via di emissioni che sarebbero state in qualche modo “modificate”.