L’azienda aeronautica torna a crescere dopo la pandemia. Airbus e Boeing quest’anno hanno raggiunto cifre importanti di fatturato, Emirates potrebbe ordinare fino a 150 jet giganti. Anche IndiGo sta progettando di comprare 500 mezzi dalla
Famiglia Airbus A320: sarebbe il più grande ordine singolo nella storia dell’aviazione. La crescita del settore, della quale si parla anche al Paris Air Show, mostra come più aerei, più voli e passeggeri, portino ad una crescita economica, ma questo non va di pari passo con una maggiore protezione del clima, come sottolinea il Der Spiegel.



L’industria ha promesso di essere neutrale dal punto di vista climatico dal 2050 in poi ma rimane vaga sulle azioni che intende intraprendere a tal fine. La Francia ha appena vietato i voli nazionali se una tratta può essere coperta in 2,5 ore di treno mentre Svezia e Danimarca hanno annunciato che tutti i voli nazionali devono essere a zero emissioni entro il 2030, sebbene non esistano ancora aerei commerciali corrispondenti. La Norvegia la seguirà entro il 2040. Israele ha chiuso i suoi aeroporti ad aerei particolarmente ad alte emissioni come il jumbo jet e l’A380. L’aeroporto Schiphol di Amsterdam vuole vietare a tutti gli aerei privati ​​il ​​decollo e l’atterraggio, come richiesto dagli attivisti per il clima. Il governo vuole anche ridurre il numero massimo di voli commerciali nel più grande aeroporto del paese.



L’allarme degli esperti

L’industria aeronautica ribadisce spesso che l’aviazione nel suo insieme rappresenta solo il due percento circa delle emissioni globali di CO2: dunque molto poco rispetto al settore edile, alla viabilità o all’industria. Eppure non ci sono solo le emissioni di CO2: il getto di scarico dei motori contiene anche particelle di fuliggine che possono portare alla formazione di scie di condensa nel cielo nella troposfera, che spesso impediscono alle radiazioni di calore di fuoriuscire dalla terra nello spazio, sottolinea il Der Spiegel. Secondo l’autorità aeronautica europea EASA, dunque, l’impatto ambientale è molto più alto.



Le ricercatrici atmosferiche Lisa Bock e Ulrike Burkhardt del Centro aerospaziale tedesco scrivono che nel 2050 ci saranno tre volte più nuvole di scie di condensazione rispetto al 2006 a causa della prevista forte crescita dell’aviazione. Nel 2018, solo l’uno per cento circa dei cittadini del mondo ha utilizzato l’aereo in modo intensivo: si tratta di 80 milioni di persone che secondo i ricercatori sono responsabili di almeno la metà dei danni ambientali causati dal volo e che dovrebbero “pagare i danni” con tariffe sempre più elevate per ogni biglietto. Questo denaro potrebbe finanziare la trasformazione verde dell’aviazione. Ma la realtà è diversa: le compagnie aeree offrono ancora biglietti a prezzi stracciati e questo non fa altro che alimentare l’industria.