Marco Zanni, eurodeputato della Lega, ha condiviso su Twitter una ricerca di Bloomberg che evidenzia come l’Ue contribuisca soltanto in minima parte alle emissioni di CO2 nel mondo. I dati, che fanno riferimento al 2021, sono stati raccolti in un grafico dal titolo “I primi cinque Paesi che causano inquinamento a confronto con il resto del mondo”.



Esso mostra come la Cina e gli Stati Uniti abbiano rappresentato quasi la metà delle emissioni globali di CO2 nell’anno preso in considerazione. Pechino, in particolare, ha contribuito per il 32,9%, mentre Washington per il 12,6%. È marginale la percentuale dell’Ue, pari al 7,3%. A completare la top five ci sono l’India, con il 7% e la Russia con il 5,1%. Per quel che concerne invece il resto del mondo, ovvero complessivamente tutti i Paesi non citati, il dato è del 35,1%. L’esponente del Carroccio, a fronte di questa evidenza, ha criticato le mosse ambientaliste della Commissione: “Ciò significa che la follia green di Timmermans e Von der Leyen ci costerà la distruzione dell’industria, dell’agricoltura e enormi sacrifici a famiglie per un beneficio risibile”, ha commentato.



Emissioni di CO2, impatto di Ue è ridotto: solo 7,3%, focus su Cina e Usa

La ricerca sulle emissioni di CO2 nel mondo dimostra insomma che i primi a studiare un piano green per evitare l’inquinamento dovrebbero essere la Cina e gli Stati Uniti. Da Pechino, tuttavia, ci sono state molte promesse e pochi fatti, tanto che tuttora vengono rilasciate all’anno 10.065 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Gli obiettivi di transizione energetica e le regole stringenti dell’Ue potrebbero addirittura incrementare il fenomeno in questione. È ad esempio il caso delle batterie per le auto elettriche, che vengono prodotte per lo più proprio nel territorio cinese con ingenti emissioni.



La questione è comunque piuttosto ampia. I dati di Bloomberg includono infatti le fonti derivanti dall’uso di combustibili fossili (combustione, flaring), dai processi industriali (cemento, acciaio, prodotti chimici e urea) e dall’utilizzo di determinati prodotti. La sensazione è dunque che sia necessaria una inversione del trend a livello mondiale per ottenere dei risultati consistenti.