Emma Alatri è stata sempre per la comunità ebraica La Morà Emma, ricordata con affetto da alunni ed ex alunni della scuola ebraica di Roma. A causa della sua fede, subisce da bambina le Leggi Razzili e cinque anni più tardi anche il rastrellamento del Ghetto di Roma. E’ il 1943 e Emma cerca di sopravvivere per evitare la cattura, riuscendo a nascondersi fino alla Liberazione della Capitale. “Avete sbagliato numero!”, risponderà invece diversi anni dopo, nel 2016, quando il Presidente Sergio Mattarella deciderà di assegnarle il titolo di Commendatore della Repubblica. Un piccolo episodio riferito dal figlio, sottolinea il sito Shalom. Una vita spesa nell’insegnamento quella di Emma, diventata maestra subito dopo la fine della guerra e testimone diretto delle brutalità vissute in quei terribili anni. “La prima classe che ho avuto erano 45 o 48 bambini, ero sola”, dice a TgCom24 dopo aver ricevuto il titolo, “mi ricordo che la prima volta ho piano tanto uscendo, perchè ero disperata. Questi bambini poi erano figli di deportati o di gente che non aveva mezzi di sostentamento”. Diventa così una di quelle maestre che nel periodo di rinascita dell’Italia trasformerà i bambini delle nuove generazioni nei futuri cittadini del Bel Paese. “Innanzitutto c’era una grande umanità, cosa che oggi abbiamo un po’ dimenticato”, dice ancora, “ognuno di noi era disponibile verso l’altro. […] Sono stati degli anni faticosi, dolorosi, ma meravigliosi”. Emma oggi non c’è più: diventata direttrice della scuola ebraica della Capitale, è scomparsa a 92 anni, appena un anno fa.



Emma Alatri, nuovi eroi la commemora per la Giornata della Memoria

“Non riuscivo a capire perchè proprio a me capitasse quello”, dice Emma Alatri in una lunga intervista, ripercorrendo quegli anni Trenta, in cui viene costretta ad abbandonare la scuola statale. Nel novembre del ’38 infatti le Leggi Razziali vengono promulgate in Italia e Emma, così come tanti altri ebrei, vengono divisi dal resto della popolazione. Nel ’43 invece il Ghetto di Roma viene rastrellato ed Emma ricorda alla perfezione quel momento, come racconta all’Università dei tre Guidi. “Non avendo figli maschi, pensavamo che non ci fosse pericolo. Eravamo due ragazze e siamo rimaste a casa. La mattina del 16 ottobre, fra le 6 e le 7 di mattina, un avvocato aveva visto la deportazione dal ghetto e telefonò a mio padre dicendo di scappare”, racconta. Inizia la fuga verso la libertà: gli Alatri cercano rifugio nei conventi, percorrono Porta Pia fino a Sant’Agnese e sono costretti a ritornare in piazza Cavour, dove abitavano. Emma e la sua famiglia infatti si erano messi d’accordo con una vicina: se non avessero trovato posto nei conventi, sarebbero potuti entrare in casa sua. La storia di Emma Alatri verrà raccontata nella puntata di Nuovi Eroi di oggi, lunedì 27 gennaio 2020, in onda nel pre-serale di Rai 3 e in occasione della Giornata della Memoria. “Mio padre non si è mai nascosto. Ci siamo nascoste mia madre, mia sorella e io e le zie”, specifica nella stessa intervista, “avevamo la carta d’identità falsa. Io mi chiamavo Gemma De Bernardi. Mio padre si è sempre chiamato Angelo Aristide Alatri”. Il padre di Emma infatti riesce a farsi ospitare dai colleghi avvocati. A volte, continua ad andare persino in udienza. “Per me il 16 ottobre è ancora un incubo perchè non sapevamo dove andare”, racconta ancora la maestra a Tv2000. Momenti terribili, che per i decenni successivi la commuoveranno sempre.

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