In un lungo colloquio con il Corriere della Sera, la senatrice Emma Bonino affronta il tema dei migranti dopo aver contestato a più riprese le politiche in itinere di Salvini e M5s: ma lo fa con una dichiarazione insolita in cui ricorda al Governo come l’intento di salvare gli stranieri dalla Libia e dai centri di detenzione dovrebbe essere approntata per un mero calcolo di “forza lavoro”. «L’immigrazione non si ferma né coi muri, né coi porti chiusi, né tanto meno con le navi della Marina militare», attacca la leader dei Radicali diretta contro Salvini e la Trenta; secondo la Bonino il fenomeno dell’immigrazione è molto complesso e non risolvibile con un “muro” o con delle limitazioni, «Un fenomeno complesso come quello migratorio non può essere fermato, men che meno costruendo muri e blocchi navali, ma va governato. Per farlo c’è bisogno di soluzioni diversificate, a breve e lungo termine, in grado di rispondere all’insieme di cause e fattori che lo determinano». Ci sono motivi umanitari, come si osserva in Libia dove i centri di detenzione – dei veri e propri lager in alcuni casi – non reggono più e vengono addirittura bombardati dal generale Haftar nell’ottica di indebolire la forza già fragile del Governo nazionale di Al Serraj: ancora la Bonino «bisogna evacuare le persone intrappolate in Libia, dove in questi giorni si sono verificati bombardamenti nei centri di detenzione, con dei canali umanitari pensati per chi ha bisogno di protezione, questa è una misura necessaria e da fare in brevissimo tempo».



EMMA BONINO, I MIGRANTI E LA “FORZA LAVORO”

Ma per la Bonino quei migranti servono come il pane allo Stato Italiano, e non solo per motivi umanitari: «necessario introdurre canali d’ingresso per lavoro consentendo a quanti vogliono emigrare per migliorare la propria condizione di vita di farlo nella maniera più sicura per tutti». Uscendo un attimo dalla logica completamente “pro-Ong”, la senatrice di +Europa ripete «Ricordo che Confindustria nel 2016 ha detto che nel prossimo decennio, l’aumento degli immigrati dovrà essere di circa 1,6 milioni di persone (+35,1 per cento), per mantenere stabile in Italia la popolazione in età lavorativa (nella fascia d’età dai 15 ai 64 anni), salvaguardare la forza lavoro indispensabile per garantire la capacità produttiva del Paese e rendere sostenibile il sistema previdenziale: stiamo parlando di circa 157mila migranti all’anno per i prossimi dieci anni». Con un rapido conto, servirebbero secondo la Bonino circa 160 mila immigrati ogni anno e per questo non ci si può permettere la chiusura dei porti e dei confini: per questo domani alla Camera presenta il progetto di legge su iniziativa popolare da settimane fermo in Commissione Affari Costituzionali, dal titolo «Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari». Per la leader radicale, in questa proposta di legge «vengono abolite le quote annuali del decreto flussi, del tutto insufficienti e che ormai riguardano poche migliaia di persone, per lo più stagionali, e si immagina un sistema basato sull’effettiva necessità di manodopera straniera da parte del mondo produttivo italiano, attraverso una programmazione che tenga conto delle esigenze delle aziende senza inutili rigidità». In questo modo, e solo in questo, per la Bonino è possibile governare il fenomeno dell’immigrazione senza rimanerne soggiogati: l’esatta contrario della ricetta della Lega ma anche distante da quanto proposto dal Pd con Minniti (poi rinnegato dallo stesso Renzi giusto qualche giorno fa in una lettera “al veleno” contro il Governo da lui sostenuto di Paolo Gentiloni).

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