Il caso di Emmanuel Bonsu ha destato grande clamore quando, nel 2008, la storia del brutale pestaggio di cui sarebbe stato vittima dopo l’arresto per uno scambio di persona a Parma, nel comando dei vigili urbani, ha fatto il giro delle cronache nazionali. Una vicenda drammatica sfociata in un iter giudiziario raccontato da Un giorno in pretura sabato 12 ottobre: la trasmissione di Roberta Petrelluzzi, in onda in seconda serata su Rai 3, porta il pubblico nell’aula di giustizia dove si è celebrato il processo a carico degli agenti della polizia municipale finiti alla sbarra con gravissime accuse.



Il titolo della puntata dedicata al caso Emmanuel Bonsu è “L’ingiustizia sulla pelle” e ripercorre le tappe chiave del dibattimento e dei fatti che avrebbero portato a sospettare che il ghanese, allora studente 22enne, fosse stato vittima non solo di un abuso di potere ma anche di discriminazione razziale.



Emmanuel Bonsu: il processo in tv a Un giorno in pretura

Il processo scaturito dalla denuncia sul caso di Emmanuel Bonsu, all’epoca dei fatti uno studente di 22 anni, sarebbe iniziato nel 2009 e riguarda quanto accaduto il giorno dell’arresto dell’uomo, datato 29 settembre 2008. Emmanuel Bonsu sarebbe stato scambiato per il complice di uno spacciatore da alcuni agenti della polizia municipale in un parco di Parma, poi atterrato e ammanettato infine condotto al comando dei vigili urbani dove, secondo il suo racconto, sarebbe stato picchiato selvaggiamente e insultato con frasi razziste.



Un giorno in pretura ha trasmesso il processo in tv e la drammatica testimonianza di chi avrebbe assistito alle percosse ai danni del giovane: “Io ho visto tutto, mi ricordo le offese, la cattiveria, il rumore dell’osso della testa che sbatte contro il cemento armato“.

Emmanuel Bonsu: come si è concluso il processo a carico dei vigili urbani a Parma

Il primo grado del processo, con 8 agenti della municipale accusati di sequestro di persona, lesioni, insulti razzisti e minacce, si è aperto nel 2009 e tutti gli imputati sarebbero stati condannati con pene dai 2 ai 7 anni di reclusione. Nel 2014, l’appello a Bologna: la sentenza di secondo grado avrebbe stabilito nuovamente 8 condanne, ma la pena più alta inflitta, riconosciuta l’aggravante della discriminazione razziale, sarebbe stata di 5 anni e 6 mesi di carcere. L’anno seguente, la parola alla Cassazione: i giudici avrebbero rimesso in discussione gran parte dell’impianto sostenuto dai colleghi di merito e avrebbero assolto uno degli imputati dal reato di sequestro di persona, con rinvio degli atti per gli altri 7 agenti poi sottoposti a processo di appello bis (con il predetto reato derubricato ad arresto illegale e con l’annullamento della decisione secondo cui il Comune di Parma era stato escluso dalla responsabilità civile).

Nel 2023, infine, come riporta Repubblica, l’ente locale sarebbe stato condannato al pagamento di 175mila euro a titolo di risarcimento (somma aumentata rispetto ai 135mila stabiliti in appello bis). Secondo la sentenza, quel giorno di settembre del 2008 i vigili urbani impegnati in un blitz antidroga nel Parco Falcone e Borsellino di Parma “scambiarono il giovane Emmanuel Bonsu per il palo” di un pusher e, “animati da odio razziale perpetrarono nei suoi confronti i suddetti reati”. Lo scambio di persona, secondo i giudici, derivò inoltre da“negligenza, superficialità e pregiudizio razziale. Dopo il pestaggio, il cittadino ghanese avrebbe subito un intervento chirurgico e un disturbo post-traumatico da stress.