Emmanuel Macron non ha dubbi: “In Francia c’è libertà di blasfemia”. L’ha dichiarato in occasione del suo incontro con la stampa a Beirut, in Libano, alla vigilia dell’avvio del processo per la strage jihadista che nel 2015 decimò letteralmente la redazione del settimanale satirico “Charlie Hebdo”, con quest’ultimo che, proprio in queste ore, ha deciso di ripubblicare le vignette su Maometto che originarono quella strage. “Domani (oggi, ndr) avremo tutti un pensiero per le vittime, vigliaccamente uccise”, ha concluso il rappresentante della Francia, nazione che il 7 gennaio 2015, con quell’attentato al giornale, divenne bersaglio del terrorismo islamico. Quel giorno, i fratelli Chérif e Said Kouachi, francesi di origine algerina ma venuti al mondo nella capitale transalpina, irruppero improvvisamente nella redazione del giornale, al civico 10 di rue Nicolas-Appert, colpendo a morte undici persone e un agente, urlando a squarciagola: “Abbiamo vendicato il profeta Maometto”.



EMMANUEL MACRON E LA SCELTA CORAGGIOSA DI “CHARLIE HEBDO”

Se Emmanuel Macron ha rivendicato una sorta di diritto alla blasfemia mediante le sue parole, il settimanale “Charlie Hebdo”, ripubblicando in copertina gli undici disegni raffiguranti Maometto con una bomba in testa e armato di coltello, ha compiuto una scelta coraggiosa, che testimonia la volontà di non flettersi di fronte alle minacce che la testata da anni sta ricevendo. “Non ci piegheremo mai, non rinunceremo mai”, scrive il direttore Riss nel suo editoriale. “L’odio che ci ha colpito è ancora qui e, dal 2015 a oggi, ha avuto il tempo di trasformarsi, cambiare aspetto per passare inosservato e proseguire senza fare rumore la sua crociata senza pietà. Dopo l’attentato di gennaio 2015 ci hanno chiesto spesso di pubblicare altre caricature di Maometto. Abbiamo sempre rifiutato, non perché sia proibito, la legge ce lo consente, ma perché serviva una buona ragione per farlo, un motivo che avesse un senso e che aggiungesse qualcosa al dibattito. In questa settimana di apertura del processo per gli attentati del 2015, riprodurre quelle caricature ci è sembrato indispensabile”.

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