Il presidente francese Emmanuel Macron ha deciso – destando non poca sorpresa negli osservatori – di volare personalmente in Nuova Caledonia per cercare una soluzione ai violenti scontri che hanno interessato il territorio francese (localizzato nell’arcipelago a sud del Pacifico) dopo la proposta di riforma del corpo elettorale. L’arrivo del presidente a Nouméa è atteso per la serata di oggi, mentre i contorni della missione sono ancora piuttosto incerti, con l’entourage di Emmanuel Macron che parla di un dialogo di pacificazione con gli indipendentisti della Nuova Caledonia che da ormai più di una settimana stanno mettendo a ferro e fuoco la piccola isola.
Solo pochi giorni fa il presidente aveva parlato di “netti progressi” sulla sicurezza dell’isola francese, mentre era rimasto più con i piedi a terra il premier Gabriel Attal, secondo il quale c’è ancora “molta strada da fare prima di un ritorno alla normalità“. Lo stesso premier aveva detto in un post su Twitter che “le forze di sicurezza interne continuano a giungere numerose sul posto” e avrebbero permesso di rimuovere “non meno di 76 blocchi sulla strada tra Nouméa e l’aeroporto” che in serata percorrerà Emmanuel Macron.
Cosa succede in Nuova Caledonia: proteste contro la proposta di legge elettorale di Emmanuel Macron
L’origine degli scontri in Nuova Caledonia è da ricercare nella proposta di Emmanuel Macron di estendere il diritto di voto nella piccola isoletta in vista delle future elezioni, aprendo le porte delle urne anche ai residenti non nativi ma che sono nati sull’isola oppure vi risiedono da almeno 10 anni. Una decisione accolta con favore dai movimenti lealisti al governo di Parigi, ma aspramente criticata dagli indipendentisti del gruppo etnico Kanak che – già vittime nei decenni passati di discriminazioni – temono che la scelta di Emmanuel Macron ridurrebbe ulteriormente il loro peso politico in Nuova Caledonia.
Insomma, la situazione si è fatta ben presto esplosiva e negli ultimi giorni tutto il territorio è stato letteralmente preso d’assalto dagli indipendentisti che mirano a far revocare la proposta di legge e tra saccheggi, scontri e sparatorie sono già morte almeno sei presone, due delle quali gendarmi francesi. In questo contesto si inserisce la missione di Emmanuel Macron in Nuova Caledonia, venduta come pacifica, ma probabilmente supportata dall’esercito per porre fine una volta per tutte alle violente rivolte.