Emmanuelle Polack è specializzata nel recupero di capolavori trafugati dai nazisti. La 56enne parigina è soprannominata Indiana Jones, a volte Sherlock Holmes, ma lei preferisce semplicemente essere definita “una riparatrice”, rendendo giustizia a delle vittime che a volte nemmeno sapevano di esserlo. Riesce infatti a recuperare vecchi manufatti e riconsegnarli ai legittimi proprietari deportati nei vari campo di concentramento, da Auschwitz a Buchenwald passando da Dachau. E pensare che fino a pochi anni fa, come ricorda Il Quotidiano Nazionale, la vita di Emmanuelle Polack era diversa, poi un giorno del 2014, quasi casualmente, scoprì che anche la sua famiglia era stata derubata dai nazisti: “È una vera detective, una donna tenace, persistente, integra”, sono le parole di Pauline Baer de Perignon, colei che ha chiesto di indagare sulle opere appartenenti al bisnonno.
“Mi ha chiesto di procurarle una foto del salone dei miei bisnonni. Osservandole con la lente d’ingrandimento ha riconosciuto una quantità di quadri che oggi si trovano nelle riserve di svariati musei. Quindi ha avviato le procedure per la restituzione”. Quindi Emmanuelle aggiunge: “Il mio lavoro è affascinante ma anche molto complicato. Mi porto sempre dietro un grande quaderno Clairefontaine in cui annoto tutti i dettagli, organizzandoli secondo il metodo gerarchico che ho appreso da mio marito, che fa il fisico. Non è facile navigare a ritroso nelle acque nere della Shoah. Certe volte ho l’impressione di essere un salmone che tenta faticosamente di risalire la corrente”.
EMMANUELLE POLACK E IL CENSIMENTO DEI QUADRI DEL LOUVRE: “UN’OPERA DANTESCA”
Ad Emmanuelle Polack è stato chiesto di censire le opere presenti al Louvre di Parigi, il museo più visitato al mondo, del periodo della seconda guerra mondiale, visto il sospetto di una provenienza “nazisti” di alcuni manufatti: “È una ricerca che potrei definire dantesca – dice a riguardo Jean-Luc Martinez, archeologo e storico dell’arte francese – l’obiettivo non è gettare il sospetto su tutte le acquisizioni realizzate dal Louvre negli anni della guerra, ma sciogliere i dubbi che gravano su certe opere firmate Delacroix, Forain, Monnier, Guys e via dicendo”.
Fra i 1400 quadri trovati nel 2012 a Monaco, in casa del figlio di Hildebrand Gurlitt, il mercante di Hitler, ne sono stati individuati diversi appartenenti a Georges Mandel, assassinato dai nazisti, e Armand Dorville, avvocato ebreo la cui collezione venne dispersa all’asta sempre da parte dei seguaci del Fuhrer. E dopo un periodo di quiete, con l’avvento degli anni 2000 è tornato forte l’interesse nei confronti di queste opere trafugate: “E’ l’effetto generazionale – spiega Emmanuelle Polack – i nostri nonni sono stati derubati, i nostri genitori hanno cercato di dimenticare, mentre noi, i figli, vogliamo rendere giustizia e riparare”.