Alistar C. Crombie
Da S. Agostino a Galileo
Storia della Scienza dal V al XVII Secolo
Feltrinelli, Milano 1970
Leggere un libro di storia della scienza può essere un’attività da eruditi, completamente avulsa dai problemi e dalle aspettative che scaturiscono dall’esperienza quotidiana di ricerca o di insegnamento. Ma leggerlo con lo sguardo puntato sul presente, può diventare utile e fecondo. Soprattutto per un insegnante che si trova così ad intessere un appassionato interscambio con l’autore e con i documenti da lui forniti.
Diventa allora possibile interrogare lo storico della scienza alla luce delle problematiche scaturite dal vivo del lavoro in classe e, contemporaneamente, illuminare la medesima esperienza scolastica in base al resoconto critico delle esperienze di scienziati e ricercatori d’altri tempi.
Alcuni testi si prestano particolarmente a tale proficua interazione, anzi la favoriscono, come nel caso di Da S. Agostino a Galileo, dello storico inglese Alistar Crombie; un’opera imponente e fondamentale che ha gettato una luce nuova sulle origini della scienza. E andare alla ricerca delle origini storiche di una disciplina è importante anche al fine di impostare adeguatamente le «origini» del cammino scientifico di ciascuno di noi e di ogni nostro allievo: si può infatti stabilire un’utile analogia tra l’evoluzione storica di una disciplina e il cammino che ognuno compie nel suo incontro con la realtà attraverso le singole materie.
Un esempio tra tanti.
Esaminando i contributi originali recati dal Medioevo allo sviluppo delle scienze naturali, Crombie osserva che l’effetto dell’estensione della matematica alla fisica, discipline da Aristotele nettamente distinte, «non fu tanto quello di distruggere tale distinzione quanto quello di cambiare il tipo di domanda che gli scienziati si ponevano.» Ma un simile cambiamento è proprio uno degli obiettivi che un docente dovrà perseguire per educare ad un approccio scientifico non meccanico o riduttivo: finché lo studente non avrà imparato a porre le domande adeguate, non potrà percepire né assimilare il senso delle risposte.
Le valenze di un volume come questo sono molteplici e il suo interesse va ben al di là delle possibili implicazioni didattiche.
L’esempio citato si collega ad uno dei contributi forti dell’opera: il ruolo decisivo del Medioevo nella costruzione delle scienze sperimentali come forma di conoscenza autonoma ed efficace. Non per nulla lo stesso autore ha svolto ricerche rivelatrici su alcune figure prima poco note della cultura medievale europea: come quella di Ruggero Bacone e del suo maestro Roberto Grossatesta, al quale ha dedicato nel 1953 il saggio Roberto Grossatesta e le origini della scienza sperimentale, purtroppo non ancora tradotto in italiano.
Dato il periodo considerato e data la tesi dell’autore, il volume si prefigge due compiti principali: mostrare il contributo del Medioevo al decollo della conoscenza scientifica modernamente intesa ed evidenziare gli elementi di novità nella continuità della scienza rinascimentale.
Chiarendo così l’ambiguità dell’espressione «rivoluzione scientifica»: «le origini della scienza moderna vanno fatte risalire almeno al XIII secolo, ma fu alla fine del XVI secolo che la rivoluzione scientifica procedette con rapidità vertiginosa » e ancora «se i nuovi metodi furono esposti nel XIII secolo, furono usati per la prima volta con padronanza completa e piena da Galileo.»
La struttura del volume è precisa e lineare: dopo aver esaminato la scienza nell’Occidente cristiano fino alla rinascita del XII secolo e la diffusione della scienza greco-araba in occidente, vengono affrontati i quattro secoli successivi.
Per ciascun periodo vengono indicati i temi generali, successivamente dettagliati ed esemplificati nel contesto delle singole discipline e attraverso gli apporti dei diversi scienziati; con un approccio che non si ferma mai al livello puramente cronachistico.
Una miniera di informazioni e di spunti, dove tutti i giudizi e le valutazioni generali vengono ampiamente documentate e vagliate criticamente.
Pur trattandosi di un’opera di alto livello culturale, lo stile riesce ad essere accessibile tanto che interi paragrafi possono essere proposti direttamente alla lettura degli studenti liceali.
Recensione di Mario Gargantini
(Direttore della Rivista Emmeciquadro)
© Pubblicato sul n° 02 di Emmeciquadro