Peccato che questo libro non sia più in vendita nelle librerie. È un saggio, ma con un titolo accattivante tipico di un romanzo e, come un buon romanzo avvince il lettore, catturandolo in una trama che fonde intelligentemente i particolari storici e la vita degli scienziati protagonisti.
Il libro inizia, con un ritmo narrativo un poco lento, descrivendo la genesi della fisica atomica moderna, maturata negli «anni belli» tra la prima e la seconda guerra mondiale nelle Università di Copenaghen, Cambridge, Parigi, Zurigo e Gottinga, in un clima di libera cooperazione e rispetto fra scienziati.
L’autore non entra mai nel dettaglio tecnico; il suo intento è storico e la narrazione si sviluppa attraverso i protagonisti delle eccezionali scoperte scientifiche di quegli anni. L’ascesa al potere di Hitler in Germania, l’allontanamento di molti scienziati ebrei e infine la guerra interrompono questo clima ideale di lavoro: la politica entra prepotentemente nella vita degli scienziati.
All’esplodere del conflitto, la paura che la Germania nazista possa utilizzare a scopo bellico le enormi potenzialità della fisica atomica cresce e, per far fronte a questa minaccia, inizia negli stati uniti la corsa alla progettazione della prima bomba atomica.
[A destra: Los Alamos, Esplosione della bomba nucleare a Trinity il 16 luglio 1945]
Eccezionale è la narrazione di tutti gli avvenimenti che hanno come scenario i laboratori di Los Alamos, dove i più grandi fisici di quei tempi si trovano a lavorare assieme, superando difficoltà tecniche impensabili, spinti da una curiosità entusiasmante e talvolta frenati dalla paura dell’incredibile potere distruttivo che può liberare il nucleo.
Poi le esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, lo stupore del mondo intero, il dolore di molti scienziati e i problemi di coscienza che nascono dalla responsabilità di ognuno per aver collaborato alla creazione di un ordigno micidiale.
Finita la guerra, ecco ancora i fisici alle prese con la politica: la corsa al riarmo negli Stati Uniti e in Unione Sovietica, la costruzione di troppi ordigni atomici e ancora una volta i problemi morali.
Questo libro è il racconto avvincente di anni politicamente terribili ma scientificamente ricchi di scoperte straordinarie, alle quali gli scienziati, pur coscienti di lavorare anche a strumenti di morte, dedicarono il loro entusiasmo.
Entusiasmo per una «fisica bellissima» che catturava le loro menti da un lato, ma che dall’altro generava dubbi e incertezze per l’uso che le autorità militari ne avrebbero potuto fare.
Il lettore viene guidato da Jungk nel complicato intreccio fra fisica, politica e storia con uno stile narrativo essenziale, inizialmente lento e quasi monotono poi sempre più accattivante.
Il libro è reperibile in alcune biblioteche, ma sarebbe il caso di riproporne la pubblicazione.
Robert Jungk
Gli apprendisti stregoni. Storia degli scienziati atomici
Einaudi – Torino 1964
Pag. 380 – Fuori catalogo
Recensione di Paolo Soriani
(Docente di Matematica e Fisica)
© Pubblicato sul n° 04 di Emmeciquadro