Ci sono buoni motivi per mettere a tema la ragione in una rivista dedicata all’educazione scientifica. La principale deriva dalla considerazione che, anche all’interno di quella che un tempo era considerata la roccaforte della razionalità, la scienza appunto, si sono insinuati i tarli del pensiero debole e dello scetticismo. Sono mascherati dietro l’aspetto austero e la sofisticata architettura delle teorie, le quali danno ancora l’impressione di un edificio incrollabile che si innalza piano su piano allargando il proprio dominio sulla realtà. Il fatto è che gli scienziati hanno respirato acriticamente una certa atmosfera culturale e, già indeboliti dalle crisi interne a molte discipline e dai contraccolpi negativi delle applicazioni sociali di alcune scienze, hanno spesso scelto la via della rinuncia. Così, del pensiero scientifico rimane molte volte solo l’impalcatura e qualche infrastruttura; che peraltro funziona ed è più che sufficiente, dal momento che gli obiettivi sono stati ridotti e le aspirazioni sono di basso profilo.
L’ambiguità di una simile situazione emerge a livello della ricerca ed è fonte di una frustrazione sottile: come si fa a dubitare delle potenzialità di uno strumento utilizzato a pieno ritmo ogni giorno e dal quale il proprio lavoro dipende così strettamente? La contraddizione assume poi dimensioni clamorose nell’ambito dell’insegnamento scientifico, a tutti i livelli.
Qui si tratta di impostare l’uso della razionalità mettendola direttamente all’opera su oggetti particolari; ciò richiede una positiva consapevolezza delle possibilità dello strumento, unitamente alla chiarezza circa i suoi limiti e le condizioni di applicabilità. È il momento più idoneo per constatare l’esistenza delle diverse vie della ragione, tutte percorribili nel tentativo di rispondere a differenti interrogativi; si tratta allora di abituare i giovani a fissare l’attenzione sugli interrogativi, come condizione decisiva per renderli consapevoli della strada imboccata. E la strada non è una monotona autostrada, dove ripetere meccanicamente procedure prestabilite: è invece un percorso ricco di novità e di sorprese, in perenne mutamento e tale da provocare la ragione a riformularsi e adeguarsi per essere meglio in grado di leggere la realtà. Purtroppo chi dovrebbe essere guida in questa avventura della ragione, spesso comunica solo titubanza, oscillando tra la pretesa di una ragione scientifica come unica via al reale e il ripiegamento su una visione puramente funzionale, priva di valenze conoscitive. I primi ad accorgersi dell’ambiguità sono proprio gli studenti; e ciò forse spiega la crescente disaffezione per le scienze.
Gli articoli presentati in questo numero sono un contributo per la ripresa di un lavoro di educazione alla ragione: una ragione curiosa, critica, aperta, interessata a scoprire la realtà in tutti i suoi aspetti. In una parola: umana.
Mario Gargantini
(Direttore della Rivista Emmeciquadro)
© Pubblicato sul n° 05 di Emmeciquadro