Il modo naturale di procedere della scienza, negli ambiti specifici, è di tipo riduzionista. La crisi di questo metodo si evidenzia di fronte a casi di complessità non trattabili scomponendoli nei loro elementi costitutivi. Secondo l’autore occorre ampliare la razionalità scientifica con nuovi strumenti di indagine: uno di questi è la ripresa, in termini moderni, del concetto di analogia derivato dalla filosofia greca.



Che cos’è l’analogia?

Nel linguaggio comune la parola «analogia» indica una «vaga somiglianza » tra due cose che permette, in alcuni casi, di ragionare intorno a una di esse traendo qualche indicazione anche sul comportamento dell’altra. Questo modo di fare dei paragoni utili alla comprensione delle cose è del tutto naturale e praticamente indispensabile nella vita di tutti i giorni, sia per ampliare la nostra capacità di descrivere la realtà che per comprenderla meglio a partire da qualcosa che ci è maggiormente noto.
Gli antichi avevano studiato approfonditamente questo modo di procedere del linguaggio e del ragionamento in quanto avevano compreso che la realtà è organizzata in modo gerarchizzato, secondo «livelli» per loro natura differenziati, ma anche tra loro in parte somiglianti. Non solo, ma erano riusciti anche a costruire delle dimostrazioni fondate sugli elementi comuni posseduti dai diversi livelli.
Nella loro «logica» essi distinguevano tre modi di attribuire un «predicato » a un «soggetto»: un modo «univoco», uno «equivoco» e uno «analogo».
«Univoco» è il predicato che, attribuito a più soggetti, dice di tutti la «stessa cosa». Così, per esempio, nel modo di esprimersi di tutti i giorni, «uomo» detto di Paolo, Luigi e Carlo dice di tutti e tre le medesime proprietà essenziali: essi sono in se stessi diversi l’uno dall’altro, ma il significato del predicato «uomo» dice qualcosa di «identico» che è presente in ciascuno dei tre. Così anche «cane» si dice allo stesso modo di tutti i cani appartenenti a quella data specie di animali a quattro zampe, qualunque sia la loro razza.
«Equivoco» è, invece, il predicato che, attribuito a più soggetti, dice «cose diverse» per ciascuno di essi. Così, per esempio, noi possiamo usare lo stesso termine «toro» non solamente per indicare un animale, ma anche una costellazione astronomica, una superficie geometrica, una modanatura architettonica; e chiamiamo «cane» sia l’animale sia l’elemento del fucile che viene mosso dal grilletto, come pure una costellazione astronomica.
«Analogo» è il predicato che, attribuito a più soggetti, dice qualcosa che è «in parte uguale e in parte diverso» nei vari soggetti ai quali è riferito. In questo caso, per esempio, diciamo che Giovanni è un uomo «sano», che il nuoto è un esercizio fisico «sano», che Giovanni ha un aspetto «sano». È chiaro che i modi di essere «sano» di Giovanni che è un uomo, del nuoto che è un esercizio fisico e dell’aspetto di Giovanni, che non è né l’uno né l’altro, sono diversi tra loro. Eppure non sono del tutto estranei tra loro come nel caso dell’equivocità, in quanto il nuoto è detto «sano» perché favorisce l’essere «sano» di chi lo pratica e l’aspetto è detto «sano» perché è un segno dell’essere «sano» di chi lo possiede; esiste dunque qualcosa di reale e non di convenzionale che li collega.
I pensatori antichi non si erano limitati a queste semplici considerazioni, ma avevano spinto la loro analisi più in là, distinguendo tre tipi fondamentali di «analogia». E non si erano mantenuti al puro livello di un esercizio logico e linguistico, ma avevano basato le loro distinzioni tenendo conto del rapporto che le parole e i concetti devono avere con le cose reali.
Non è il caso qui di analizzare gli aspetti tecnici che permettono di distinguere l’analogia in «analogia di attribuzione» o di «proporzione semplice», di proporzionalità propria (intrinseca) e impropria (o metafora).
Un esempio del primo tipo è quello dell’uomo sano, in cui la qualità «sano» è detta in senso proprio solo di Giovanni che è un essere vivente e come tale è l’unico soggetto di cui si possa dire che è in buona salute.
Come esempio del secondo tipo: «capire a prima vista», «una visione filosofica del mondo», eccetera. In questo caso abbiamo un predicato («vedere») che attribuiamo a due soggetti diversi (l’«occhio» e la «mente»). Il predicato più che una «qualità» denota una «relazione », una proporzione o somiglianza di rapporto esistente tra due soggetti e le rispettive qualità.
Un esempio del terzo tipo (analogia di proporzionalità estrinseca o metaforica): «Pietro è un leone». Il paragone Pietro – leone equivale alla proporzione: «Pietro sta al suo (= di Pietro) coraggio come il leone sta al suo (= del leone) coraggio.»
Tuttavia c’è una differenza fondamentale: non è il coraggio del leone che rende coraggioso Pietro: non c’è alcuna partecipazione o legame causa – effetto tra il coraggio del leone e quello di Pietro. È piuttosto la «somiglianza» del coraggio di Pietro al coraggio del leone che rende paragonabile Pietro al leone.



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Alberto Strumia
(Docente di Meccanica razionale – Università di Bari)

Dallo stesso Autore:

La Crisi del Riduzionismo. Analagia e Astrazione nelle Scienze

Astrazione e Scienza Cognitive. Analogia e Astrazione nelle Scienze

© Pubblicato sul n° 06 di Emmeciquadro


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