Gli sviluppi nelle applicazioni dell’ingegneria genetica interessano oggi i campi più diversi: dalla farmacologia all’industria alimentare, alla zootecnica e all’agricoltura.
Occorre conoscere le tecniche con cui vengono prodotte sostanze «nuove», utilizzate sempre più spesso nella vita del’uomo per poterle sfruttare in modo intelligente e consapevole.
A partire dal lontano 1865, anno in cui fu presentato il lavoro sperimentale di Gregorio Mendel, vi è stato un crescendo di esperienze e conoscenze che hanno portato a comprendere la struttura, la funzione e l’espressione dei geni, dando inizio agli studi dell’ingegneria genetica, intesa come intervento mirato a modificare le caratteristiche genetiche di cellule batteriche, vegetali o animali.
Nell’arco di circa 130 anni l’informazione genetica è stata dissezionata a tutti i livelli e quest’opera continua ci ha portato oggi a raggiungere risultati imprevedibili.
Sono ormai entrate nel linguaggio comune parole come biotecnologia, ingegneria genetica, tecniche del DNA ricombinante, che però occorre comprendere nel loro significato corretto.
Il termine «manipolazione dei geni», comunemente inteso come «ingegneria genetica», ha significati differenti a seconda delle persone che lo interpretano. La maggior parte lo considera in un contesto molto ampio: in effetti, nei paesi sviluppati vi è una precisa definizione «legale» della manipolazione dei geni, con specifica legislazione governativa intesa al suo controllo.
Indicativa è la definizione data dal Governo inglese: «Produzione di nuove combinazioni di materiale ereditabile, ottenute mediante inserzione di molecole di acido nucleico (DNA), di qualunque provenienza, in un organismo ospite nel quale tali molecole di DNA non sono presenti naturalmente ma che, una volta acquisite, possono propagarsi indefinitamente.»
Le finalità di queste procedure, note scientificamente con l’espressione «tecniche del DNA ricombinante», sono molteplici: indurre microrganismi, opportunamente programmati, alla sintesi dì proteine animali o umane di grande valore terapeutico, preventivo o diagnostico (per esempio insulina, interferone, ormone della crescita, vaccini); modificare le caratteristiche genetiche di piante e animali in modo da incrementarne la produzione, sia in quantità, sia in qualità; produrre animali transgenici a supporto della medicina e della chirurgia; correggere i difetti genetici umani.
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Giorgio Poli e Paola Dall’Ara
(Istituto di Microbiologia e Immunologia. Facoltà dì Medicina Veterinaria – Università di Milano)
© Pubblicato sul n° 06 di Emmeciquadro