Un’interessante provocazione su una questione da sempre oggetto di animato dibattito: l’uso del laboratorio nell’insegnamento della fisica.
L’autore, insegnante di lunga esperienza, si dedica attualmente alla progettazione e realizzazione di strumenti didattici per il laboratorio, in collaborazione con il Centro Studi per la Didattica della Facoltà di Scienze dell’Università di Pavia.



Sembra ormai scontato che, nell’insegnamento della fisica, teoria ed esperienza debbano essere intrecciate e nel lavoro sperimentale il coinvolgimento diretto dei ragazzi debba essere privilegiato. Si può però facilmente constatare che in molte scuole (anche a indirizzo scientifico) l’uso del laboratorio è molto limitato o addirittura assente.
Non vogliamo qui analizzare i motivi per cui la situazione delle scuole italiane sotto questo aspetto sia insoddisfacente, ma fare qualche riflessione su come il miglioramento di questa situazione rischi di essere compromesso dalla diffusione acritica di alcune tendenze didattiche più «moderne».
Una di queste tendenze è la pratica di riunioni e progettazioni varie con relativa produzione cartacea, che può diventare dannosa se non viene mantenuto il giusto equilibrio tra il tempo dedicato ai progetti teorici e quello destinato al lavoro sul campo. Da qualche anno il numero di schede, griglie e relazioni richiesto ai docenti delle diverse discipline è aumentato notevolmente e rischia di soffocare la normale attività didattica.
Siccome è innegabile che l’uso del laboratorio, specialmente se si vuole far lavorare direttamente i ragazzi, comporta un notevole impegno da parte dell’insegnante, impegno tanto maggiore quanto minore è la dimestichezza con le attività sperimentali, si capisce come si corra il rischio che la tendenza a svolgere l’insegnamento in maniera prevalentemente teorica si accentui.
Per quanto paradossale possa sembrare, anche la tendenza all’introduzione capillare nelle scuole di uno strumento tanto moderno come l’elaboratore può risultare dannosa.
Siamo pienamente convinti che il computer costituisce uno strumento molto efficace nell’insegnamento della fisica: dà la possibilità di presentare in modo interattivo alcuni esperimenti non realizzabili in laboratorio o alcuni fenomeni in situazioni diverse difficilmente realizzabili, di proporre esercizi con rapida correzione, di facilitare la comprensione di alcuni concetti attraverso schemi grafici significativi, di eseguire misure vere e proprie, eccetera.
Ma un utilizzo «eccessivo» di questo strumento, dando ad alcuni insegnanti l’illusione di svolgere una qualche attività sperimentale e sollevandoli dal dovere di impegnarsi nell’uso del laboratorio «dal vivo», può contribuire a rallentare la diffusione delle attività sperimentali nell’insegnamento della fisica.



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Maria Teresa De Luca
(Docente di Fisica negli Istituti Medi Superiori)

© Pubblicato sul n° 08 di Emmeciquadro

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