La fisica è difficile, la fisica non si capisce. Quante persone hanno nel proprio vissuto scolastico questa esperienza! Indubbiamente la fisica presenta una notevole complessità strutturale nel suo intreccio di leggi e teorie, di aspetti osservativi e sperimentali, ma una parte non trascurabile di questa «cattiva» fama si deve al modo con cui viene insegnata.
Questo saggio, pubblicato negli Stati Uniti nel 1990, tradotto da Zanichelli nel 1992 e oggi rieditato, è di particolare attualità. L’autore, professore emerito di fisica alla Washington University di Seattle, dopo quarant’anni di ricerca didattica, rielabora criticamente i risultati di un’indagine accurata e documentata sulla crisi della formazione scientifica negli Stati Uniti, dalla scuola superiore fino ai corsi universitari avanzati.
Nella Prefazione (p. XIII) dichiara il punto di vista da cui affronta la questione: «[…] mostrare nel modo più chiaro ed esplicito possibile le difficoltà concettuali e di ragionamento incontrate da molti studenti e di mettere in evidenza gli aspetti della struttura logica e degli sviluppi che in parti importanti dei libri di testo possono essere trattati in maniera oscura e imperfetta.» Propone una linea didattica centrata sulla «necessità di accompagnare un’esposizione lucida con esercizi che impegnino la mente dello studente e lo motivino a trovare spiegazioni e interpretazioni con le sue stesse parole.»
La riflessione critica si svolge su due livelli: la necessità di rifondare il nesso tra la matematica e la fisica restituendo alla matematica il suo significato di «linguaggio» della fisica, fuori dalla gabbia della sterile formalizzazione logica; la costruzione di percorsi, rispettosi della genesi e dell’evoluzione storico-concettuale delle teorie fisiche, che rendono possibile il radicarsi delle problematiche più attuali in una tradizione teorica e sperimentale accreditata.
Il testo ripercorre tutta la fisica classica, mettendone in luce i nodi concettuali e sviscerandone le difficoltà sul piano dell’apprendimento, e giunge fino ad alcune problematiche della fisica dei primi anni del Novecento (cap.10).
Interessante il primo capitolo, I fondamenti, che attribuisce le lacune più gravi nella preparazione di base alla non padronanza di concetti elementari quali quello di area, di volume, di rapporti proporzionali; al non possesso del linguaggio grafico; all’incapacità di andare oltre il formalismo attraverso l’interpretazione verbale delle cosiddette formule.
Nel capitolo conclusivo, Pensiero critico, in termini più problematici che esaurienti, si discute l’effettiva possibilità di contribuire, attraverso l’insegnamento della fisica, alla formazione di una coscienza critica nei giovani.
Un saggio rigoroso e sistematico che, lontano dalle scorciatoie dei metodologismi tecnicistici, propone una formazione scientifica ben fondata sul piano categoriale e costruita didatticamente su una visione sintetica a livello di metodo e di contenuto.
Interessante a questo riguardo il criterio didattico trasversale del ritorno ricorsivo sui concetti cardine, suggerendo di rivisitarli in contesti via via più ricchi sul piano dei contenuti e degli strumenti linguistici.
Arnold B. Arons
Guida all’Insegnamento della Fisica
Zanichelli – Bologna 2000 (Prima ed. it. 1992)
Pagine 434 – Euro 33,57
Recensione di Maria Elisa Bergamaschini
(Redazione Emmeciquadro)
© Pubblicato sul n° 13 di Emmeciquadro