Victor Weisskopf

Il Privilegio di essere un Fisico

Jaca Book, Milano 1994

Pagine 238 – Euro 17,04

Si tratta di un classico, forse già conosciuto da molti, ma la tentazione di riproporne la lettura è forte. È un testo ultimato nel 1989 dal brillante fisico nucleare Victor Weisskopf, e pubblicato per la prima volta in Italia nel 1994.
Il libro è composto da una raccolta di saggi tratti da articoli divulgativi e conferenze tenute in diverse occasioni. Per sua natura, quindi, non ha un ritmo travolgente, e va gustato a piccole dosi.
Non mancano brani veramente brillanti, da grande divulgatore scientifico, quali per esempio Che cosa è la meccanica quantistica e L’origine dell’universo, contenuti nella sezione Idee nella fisica. La chiarezza espositiva e la corretta concatenazione logica degli argomenti rendono l’intera sezione molto godibile e ricca di spunti per presentare gli argomenti in classe o semplicemente per riflettere, guidati da un approccio originale, sulle idee che hanno reso grande la fisica del Novecento.
Il saggio inizia con il brano da cui trae il titolo e prosegue toccando, con grande intelligenza, argomenti quali scienza e cultura, arte e scienza e l’insegnamento delle scienze. Vale la pena soffermarsi qualche istante su quest’ultimo capitolo, che sembra scritto appositamente per colpire al cuore alcune tesi, abbastanza diffuse, in tema di istruzione scientifica in Italia.
Punto primo: «Un istruzione scientifica di qualità contribuisce ad una vita più interessante e ricca di pensieri, infondendo una consapevolezza più profonda di ciò che vediamo intorno a noi».
Weisskopf afferma questo come scopo principale dell’insegnamento delle scienze; che da ciò derivi come sottoprodotto il fatto che una buona istruzione scientifica migliori il vantaggio competitivo di una nazione o che la stessa permetta all’individuo di rispondere meglio alle esigenze della società è importante, ma secondario rispetto alla profonda consapevolezza citata nella frase: è l’uomo il centro del processo formativo non le esigenze della società su di lui.
Punto secondo: la scienza è curiosità, essa pone le domande del perché e del come; è l’opposto del nozionismo. Per insegnarla è necessario cominciare formulando quesiti, non dando risposte, creare interesse per le cose, per i fenomeni. Dobbiamo aiutare i ragazzi a trovare la conoscenza, suscitando domande, guidandoli: dobbiamo incoraggiare la meraviglia. Queste, in sintesi, le tesi dell’autore che conclude affermando che «La scienza può far crescere un atteggiamento aperto, utile in altre attività umane e nella cultura. Ci può dare una vita molto più piena e ricca di significato »: niente male come richiamo indiretto a una grande responsabilità nell’insegnamento delle scienze.
Il testo contiene anche una sezione dedicata a due grandi fisici: Wolfgang Pauli e Werner Heisenberg. Per il primo emergono, assieme alla memoria affettuosa del giovane assistente nei confronti del maestro, anche tratti umani particolari e poco conosciuti; per il secondo risulta evidente la forte stima dell’autore nei confronti del l’uomo e del fisico, grande protagonista nell’evoluzione della meccanica quantistica.
L’ultima sezione del libro, Scienza e Società, riprende molti spunti già trattati nelle prime parti e risulta ripetitiva, in alcuni passaggi, sulle problematiche legate alla corsa agli armamenti fra USA e URSS, ormai di interesse più storico.
Concluderei con una citazione tratta dal testo, intensa e sorprendente, senza aggiungere ulteriori commenti.
«In quale senso l’universo ha senso?. Nel senso che si sente un senso. Ogni vero scienziato intuisce un senso, consciamente o inconsciamente. […] Ciascun essere umano desidera fortemente un significato ed un senso per la sua esistenza. Le risposte a questo desiderio devono necessariamente essere olistiche. Esse devono coinvolgere la totalità dell’esperienza umana e darle lustro e luce.»



Recensione di Paolo Soriani
(Docente di Matematica e Fisica)

© Pubblicato sul n° 13 di Emmeciquadro


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