L’esperienza, nell’ambito della ricerca fisica, di un manager di una delle maggiori industrie internazionali di microelettronica può essere utilmente comunicata a insegnanti e studenti perché possano incontrare un mondo troppo spesso sconosciuto.
L’autore, raccontando di sé e del proprio lavoro di ricercatore presenta possibilità di itinerari professionali di indubbio interesse.



La tecnologia del XX secolo che ha avuto il maggior impatto sulla nostra vita quotidiana è certamente l’elettronica a stato solido o, più precisamente, l’integrazione su silicio.
I risultati dello sviluppo della microelettronica hanno modificato il nostro modo di comunicare, di lavorare e di divertirci; senza i circuiti integrati non avremmo Internet, i telefoni cellulari, i personal computer, i videogiochi, i riproduttori MP3 e quant’altro l’elettronica professionale e di consumo è stata in grado di realizzare negli ultimi trent’anni.
L’assegnazione, nel 1999, del premio Nobel per la Fisica a Jack Kilby ha costituito un ulteriore autorevole riconoscimento dell’importanza dei circuiti integrati. Dagli inizi degli anni Sessanta, quando Kilby, alla Texas Instruments, e Robert Noyce, alla Fairchild, gettavano le basi di una nuova tecnologia, l’evoluzione dei circuiti integrati è proseguita a ritmo esponenziale fino ai giorni nostri.
Nel 1965, quando la nuova tecnologia era ancora agli albori, Gordon Moore, fondatore dell’Intel assieme a Noyce e ad Andy Grove, aveva predetto che il numero di transistori integrabili su uno stesso chip sarebbe raddoppiato ogni 18 mesi; questa previsione, nota nel settore come «legge di Moore», si è dimostrata vera fino a oggi, a dispetto di tutte le sentenze che ripetutamente ne avevano preannunciato la fine imminente, e ha semmai subito negli ultimi cinque anni un’accelerazione.
Analogamente all’incremento del numero di componenti per chip, l’evoluzione della tecnologia d’integrazione ha consentito di ridurre esponenzialmente il consumo d’energia, il tempo necessario per ogni commutazione elementare e, non meno importante, il costo del singolo transistore.
Tuttavia, se è noto ai più l’incredibile progresso tecnologico della microelettronica, non è altrettanto conosciuta la dimensione economica raggiunta dall’industria dei semiconduttori.
Negli ultimi quarant’anni il mercato mondiale dei semiconduttori è cresciuto costantemente, a prescindere dal caratteristico andamento ciclico determinato dallo sbilanciamento ricorrente della domanda e dell’offerta, a un ritmo superiore al 15%, superando nel 2000 la soglia dei 200 miliardi di dollari, valore confrontabile con quello dell’industria automobilistica.



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Paolo Cappelletti
(Laureato in Fisica all’Università degli Studi di Milano nel 1978, dal 1979 lavora alla STMicroelectronics, nell’Unità Centrale di Ricerca e Sviluppo, dove dal 1998 dirige lo Sviluppo Processi per Memorie Non Volatili. Ha insegnato presso le Università degli Studi di Milano, di Padova e di Bologna. È autore di numerosi brevetti, articoli e memorie in congressi a livello internazionale. È coautore di un libro sulle memorie flash pubblicato nel 1999 da Kluwer Academic Publishers)

© Pubblicato sul n° 14 di Emmeciquadro

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