Nel campo delle scienze della Terra, in cui i fatti osservati sono spesso contraddittori e le verifiche sperimentali pressoché impossibili, il cammino compiuto da scienziati e ricercatori nella formulazione di modelli e teorie che possano soddisfare i dati che via via si accumulano è estremamente interessante. Non solo nella prospettiva dell’arricchimento culturale personale, ma anche in una prospettiva didattica – come fil rouge per accostarsi a un argomento così vasto e così attuale come quello della tettonica, che riguarda tutti i cambiamenti che avvengono, provocando sconvolgimenti più o meno gravi, sulla superficie della Terra.
Lo sviluppo illustrato in questo contributo ha anche un importante risvolto pedagogico: l’acquisizione di contenuti specifici non è una faccenda mnemonica, ma mette in gioco la creatività dell’alunno e l’utilizzo di capacità logiche, quali l’analisi e la sintesi, tipiche del pensiero scientifico.



Ci sono eventi geofisici che sollecitano in modo forte la nostra attenzione – sto pensando allo tsunami del dicembre 2004 che tanto dolore ha suscitato in tutto il mondo, o alle eruzioni ricorrenti e spettacolari dell’Etna -, ma ci sono fenomeni imponenti, come la formazione delle catene montuose e il continuo modellamento della crosta terrestre, così «normali» che neppure ce ne accorgiamo.
Un’ampia branca della Geologia, la Tettonica, «studia le cause e i meccanismi che portano alla deformazione delle rocce» si occupa cioè di spiegare quei fenomeni che tanto ci spaventano quanto ci incuriosiscono per la loro imponenza.
Per conoscere un po’ meglio la Terra su cui viviamo, propongo una breve trattazione della Tettonica delle Placche, ossia la complessa dinamica delle placche in cui è suddivisa la crosta terrestre che è all’origine dei fenomeni sopra accennati, seguendo il percorso che ho utilizzato per molti anni insegnando al liceo scientifico.
Delimito l’ambito del mio contributo: non intendo trattare l’argomento in tutti i suoi aspetti, e neppure discutere le acquisizioni più recenti, compito che altri, specialisti, potranno fare anche sulle pagine di questa rivista. Intendo invece prospettare una chiave di lettura per un argomento di estrema attualità e sul quale c’è una forte domanda di comprensione che non è colmata dai vaghi riferimenti messi in campo dagli esperti, o dai media, in occasione di eventi naturali più o meno catastrofici.



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Maria Cristina Speciani
(Già Docente di Scienze Naturali nei Licei, autore di libri di testo. Membro della Redazione della rivista Emmeciquadro)

© Pubblicato sul n° 26 di Emmeciquadro

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