L’autore, fisico teorico militante, ha ricostruito con pazienza certosina e con una vasta documentazione originale l’intera vicenda umana e scientifica del grande fisico teorico con indagini e ricerche che lo hanno impegnato per molti anni. Ha così anche avuto la possibilità di allacciare rapporti con numerosi scienziati di tutto il mondo, allo scopo di raccogliere interessanti testimonianze e trovare risposte adeguate e originali agli interrogativi che hanno accompagnato la scomparsa di Majorana.
Per queste sue ricerche l’autore ha anche ottenuto il premio Storia della Fisica-2000.
Così Ettore Majorana redige il proprio curriculum nel maggio 1932: «Sono nato a Catania il 5 agosto del 1906. Ho seguito gli studi classici conseguendo la licenza liceale nel 1923; ho poi atteso regolarmente agli studi di ingegneria in Roma fino alla soglia dell’ultimo anno. Nel 1928, desiderando occuparmi di scienza pura, ho chiesto e ottenuto il passaggio alla facoltà di Fisica e nel 1929 mi sono laureato in Fisica teorica sotto la direzione di S. E. Enrico Fermi svolgendo la tesi La teoria quantistica dei nuclei radioattivi e ottenendo i pieni voti e la lode. Negli anni successivi ho frequentato liberamente l’Istituto di Fisica di Roma seguendo il movimento scientifico e attendendo a ricerche teoriche di varia indole. Ininterrottamente mi sono giovato della guida sapiente e animatrice di S. E. il professore Enrico Fermi».
Scrive con l’usuale modestia verso di sé pur avendo allora già completato, o in corso, i suoi lavori più importanti; senza trascurare, però, che a Fermi spettava il titolo di Sua Eccellenza (S.E.) quale membro dell’Accademia d’Italia.
Ma chi era Ettore Majorana?
La fama
La sua fama, ovvia per gli specialisti, può solidamente appoggiarsi anche a testimonianze come la seguente, dovuta alla memore penna di Giuseppe Cocconi. Invitato da Edoardo Amaldi, dal CERN gli descrive i propri ricordi intorno alla reazione di Enrico Fermi (Premio Nobel 1938) quando giunse a Roma la notizia della scomparsa da Napoli del Majorana: «Ginevra, 18 luglio 1965. Caro Amaldi, mi ricordo che Fermi si dette da fare telefonando da varie parti finché, dopo alcuni giorni, si ebbe l’impressione che non si sarebbe ritrovato più. Fu allora che Fermi, cercando di farmi capire che cosa significasse tale perdita, si espresse in modo al quanto insolito, lui che era così serenamente severo quando si trattava di giudicare il prossimo. E a questo punto vorrei ripetere le sue parole, così come da allora me le sento risuonare nella memoria: “Perché, vede, al mondo ci sono varie categorie di scienziati; gente di secondo e terzo rango, che fan del loro meglio, ma non vanno molto lontano. C’è anche gente di primo rango, che arriva a scoperte di grande importanza, fondamentali per lo sviluppo della scienza [e qui ho la netta impressione che in quella categoria volesse mettere se stesso]. Ma poi ci sono i geni, come Galileo e Newton. Ebbene Ettore era uno di quelli. Majorana aveva quel che nessuno altro al mondo ha; sfortunatamente gli mancava quel che invece è comune trovare negli altri uomini, il semplice buon senso”. Spero che queste mie righe ti dicano quanto desideravi. Cordiali saluti, Giuseppe Cocconi».
Il «semplice buon senso»: noi preferiremmo dire il senso comune, il quale non è detto sia sempre buono o il migliore. Enrico Fermi si espresse in maniera insolita anche in un’altra occasione, il 27 luglio 1938, dopo la scomparsa di Majorana, avvenuta il sabato 26 marzo 1938, scrivendo a Roma al Primo Ministro Mussolini onde chiedere un’intensificazione delle ricerche di Ettore: «Io non esito a dichiararVi, e non lo dico quale espressione iperbolica, che fra tutti gli studiosi italiani e stranieri che ho avuto occasione di avvicinare, il Majorana è fra tutti quello che per profondità di ingegno mi ha maggiormente colpito».
Il mito della «scomparsa» ha contribuito a dare a Majorana, quindi, null’altro che la notorietà che gli spettava, per essere egli davvero un genio e di una genialità precorritrice dei tempi. Anzi, così come avviene quando è vera, la sua fama è cresciuta e cresce con il tempo, anche tra gli scienziati.
Da qualche decina d’anni è esplosa e una elevata percentuale di pubblicazioni scientifiche nel mondo, in alcuni settori della fisica delle particelle elementari, contiene ora il suo nome nel titolo.
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Erasmo Recami
(Docente di Fisica e Struttura della Materia presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università Statale di Bergamo e associato alla Sezione INFN di Milano. Informazioni sull’autore sono reperibili al seguente indirizzo: www.unibg.it/recami)
© Pubblicato sul n° 26 di Emmeciquadro