È difficile essere d’accordo con Richard Dawkins quando, nel suo L’orologiaio cieco, parlando della vita e in particolare della vita umana, dichiara: «l’esistenza dell’uomo, un tempo il massimo di tutti i misteri, oggi non è più tale perché l’enigma è stato risolto per merito di Darwin e Wallace, ai cui risultati noi continueremo per un bel po’ di tempo ad aggiungere note in calce».
Anzitutto perché le scienze della vita continuano ad avanzare a ritmo serrato in varie direzioni: ci sono continue scoperte a livello di biologia genetica e molecolare, ma anche nell’ambito degli studi più recenti sulla complessità o sui nessi tra evoluzione e sviluppo; c’è chi tenta di forzare al massimo il concetto di autoorganizzazione, chi inserisce i processi evolutivi nella dinamica dell’intera biosfera, chi ricerca convergenze e parallelismi tra epoche e ambienti differenti. Si tratta quindi di ben più che semplici note in calce.
Soprattutto in ambito educativo l’affermazione di Dawkins, se presa alla lettera, può diventare dannosa. L’atteggiamento da educare per una valida formazione scientifica infatti non è certo quello presuntuoso di chi ha messo le mani sul segreto della vita e poi può permettersi di sistemare i dettagli. È piuttosto quello di chi si pone davanti al fenomeno dei viventi per coglierlo e apprezzarlo in tutta la sua varietà, ricchezza e complessità; vincendo la tentazione, comune a molti insegnanti, di inseguire le teorie più aggiornate e di concentrare tutti gli sforzi nel tentativo di tradurle didatticamente.
Uno dei risultati indesiderati di tale approccio è di contribuire alla diffusione di semplificazioni e luoghi comuni; come quelli che capita di leggere sulle prime pagine dei quotidiani, espressi da frasi del tipo: «tracce di acqua su Marte, quindi di vita». L’operazione che così viene consumata sotto gli occhi dell’ingenuo lettore, è l’immediata trasformazione, degna del miglior alchimista, di una possibilità in una certezza. Non è cosa da poco. Ci sarà molto da lavorare per metter in guardia da quei «quindi » e per insegnare a leggere ciò che riguarda il mondo biologico!
In ogni caso, prima di buttarsi sull’ultima teoria, c’è la grande opera di guidare gli studenti nell’esplorazione del «fenomeno vita» in tutta la sua ampiezza, per aiutarli a scoprirne gli aspetti straordinari, peculiari e inattesi. Per constatare come gli esseri viventi si siano evoluti attraverso una sequenza di delicati equilibri, come abbiano superato momenti drammatici, eventi turbolenti, catastrofiche estinzioni di massa.
Prima di teorizzare, c’è tanto da esplorare, nel tempo e nello spazio: nelle profondità della storia biologica, che la paleontologia riesce a documentare sempre meglio; fino agli ecosistemi ancora sconosciuti, sia sulla superficie terrestre che negli abissi oceanici, dove sembra che la vita abbia mosso i primi passi sul nostro fragile pianeta. Con l’obiettivo che gli studenti si rendano conto concretamente e pienamente della portata dei fenomeni analizzati, dello spessore dei problemi ai quali le teorie tentano di dare risposte, della inevitabilità di alcuni interrogativi che eccedono il puro livello biologico.
Evitando, sull’esempio dei grandi scienziati ricordati in questo numero, che la spiegazione teorica spenga la curiosità, che riduca la grandezza degli avvenimenti invece di illuminarli maggiormente e di aprire la mente al desiderio di una conoscenza sempre più aderente alla verità delle cose.



Mario Gargantini
(Direttore della Rivista Emmeciquadro)

© Pubblicato sul n° 27 di Emmeciquadro


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