Partecipando a un gruppo di ricerca sulla didattica delle scienze nella scuola primaria, e facendo riferimento a una serie di articoli già pubblicati, l’autore ha identificato, e sperimentato sul campo, i passi di un metodo di lavoro che si dimostra adeguato anche nelle classi iniziali.
Una attività che pone le basi per un lavoro da sviluppare lungo tutta la prima fase del percorso scolastico ma, soprattutto, un’interessante testimonianza di come si possano applicare le indicazioni previste dalla riforma quando si ha in mente un quadro formativo di ampio orizzonte.



Si dice sempre che, quando si progetta una unità di apprendimento, occorre partire dall’«esperienza» del bambino. In effetti, gli spunti concreti non mancano mai, perché i bambini raccontano alla maestra una quantità di fatti che incontrano nella loro vita quotidiana.
Ciò che spesso risulta invece problematico è la messa a fuoco del metodo con cui condurre il lavoro e dell’orizzonte entro cui inserire i contenuti che si trasmettono.
I molti anni di insegnamento mi hanno fatto sentire valida, anche per i bambini della mia classe, una riflessione di Mario Gargantini, direttore di questa rivista, in una conversazione sull’insegnamento scientifico: «Si tratta di ridestare lo stupore originario col quale la persona si apre alla realtà, ne coglie la grandezza, la ricchezza, l’imprevedibilità e insieme la docilità nel rivelarsi a chi la investiga in modo adeguato ». Insieme, mi è chiaro che l’orizzonte in cui inserire qualsiasi contenuto particolare è la formazione della persona, è un aiuto a vivere con gioia in rapporto con il mondo che ci circonda; come sostiene Konrad Lorenz, «ogni persona che si rallegra alla vista della creazione vivente e della sua bellezza è vaccinata contro il dubbio che tutto ciò possa essere privo di senso».
In questo contributo, che ho discusso anche nell’ambito del gruppo di ricerca Educare Insegnando (promosso dall’Associazione Culturale “Il rischio educativo”) racconto come si è sviluppata, in una classe seconda, un’unità di apprendimento centrata sulle scienze.
A partire da un fatto concreto: a metà del mese di ottobre 2005 Michele ha portato in classe cinque bulbi di tulipano che la mamma gli aveva regalato, assicurandogli che, se fossero stati interrati e coltivati con cura… Si è trattato di cogliere quest’occasione e di immaginare un percorso di apprendimento che, alla luce dei criteri che ho descritto, potesse unire le conoscenze e le abilità previste dalle Indicazioni Nazionali e gli obiettivi formativi previsti nel Piano di Studi Personalizzato.
In termini schematici il progetto viene riassunto di seguito.



Vai al PDF dell’intero articolo

Angela Luoni
(L’attività è stata svolta nell’anno 2005-2006 nella classe seconda B della scuola primaria “L’arca” di Legnano (Mi) sotto la guida dell’insegnante di classe e tutor Angela Luoni, a cui si devono anche le immagini, e con la collaborazione dell’insegnante di sostegno Silvia Santangelo)

© Pubblicato sul n° 27 di Emmeciquadro

Leggi anche

EDITORIALE n. 87 - Superficie o profondità: una prospettiva per l’educazione scientificaSCIENZ@SCUOLA/ Uno sguardo sul reale: i bombici del gelsoSCIENZ@SCUOLA/ Con il naso all’insù: «fare scienza» nella classe primaSCIENZ@SCUOLA/ L'orto con nonno Alberto