Nella scienza, quando un’ipotesi interpretativa, formulata dopo lunghi anni di ricerche sperimentali, si articola in modelli e leggi validi per fare previsioni e spiegare dati nuovi, si può ritenere una teoria confermata. Allora, la tettonica delle placche è una teoria, ed è una teoria potente, perché spiega la massima parte dei fenomeni che avvengono sulla superficie della Terra e la trasformano in continuazione.
Se è vero che alla formulazione di una teoria si arriva con un processo in cui l’analisi è fondamentale, la forza interpretativa della stessa si comprende attraverso uno sguardo globale. Ed è particolarmente significativo che la trasmissione didattica non tralasci nulla, non tema di far emergere eventuali punti critici, anzi li ritenga uno stimolo alla comprensione del progredire della ricerca.



Non sono passati due anni dal terribile sisma di Banda Ace a cui seguì lo tsunami del 26 dicembre 2004 ed ecco, nel giugno 2006, un nuovo terremoto in Indonesia, di magnitudine elevata (6,3 nella scala Richter), catastrofico per gli esiti sulle popolazioni, provocato anch’esso – come ci hanno informato i quotidiani – «dallo scontro tra la placca euroasiatica e la placca indo-australiana».
Così più forte è il desiderio di capire meglio la dinamica della litosfera, proseguendo il percorso che abbiamo già delineato (Emmeciquadro n° 26 – aprile 2006) e sviluppando, oltre al modello, anche i punti nevralgici della teoria.
Navigando su Internet si trovano oggi innumerevoli lavori in cui si ripercorre la «storia» delle scoperte che hanno portato alla tettonica delle placche. Mi piace ricordare qui che fin dal 1982 abbiamo proposto un approccio di taglio storico alla tettonica delle placche, quando sembrava eresia ripercorrere lo sviluppo delle scienze piuttosto che fornire le ultime teorie. E occorre chiarire che cosa ha aggiunto all’intuizione originaria l’attuazione di questo percorso con gli studenti nell’arco di vent’anni.
Da una parte la convinzione che la scienza è la storia di uomini e di scienziati che sono i veri protagonisti e che solitamente, soprattutto nelle pubblicazioni scolastiche, restano nell’ombra.
E ancora la conferma che il desiderio di conoscenza trova risposte non in un elenco di teorie da mandare a memoria, ma in un procedere del pensiero in cui entrano in gioco aspetti analitici e aspetti sintetici.



Vai all’intero articolo in formato PDF

Maria Cristina Speciani
(Già Docente di Scienze Naturali nei Licei, autore di libri di testo. Membro della Redazione della rivista Emmeciquadro)

© Pubblicato sul n° 27 di Emmeciquadro

Leggi anche

EDITORIALE n. 87 - Superficie o profondità: una prospettiva per l’educazione scientificaSCIENZ@SCUOLA/ Ripartire dall’insegnamento: analisi riflessioni e prospettiveSCIENZ@SCUOLA/ Il senso delle operazioni: introduciamo la divisioneSCIENZ@SCUOLA/ L'angolo di zio Albert - A lume di candela