Michele Sarà, già Ordinario di Zoologia e Professore Emerito presso la Facoltà di Scienze MFN dell’Università di Genova, è improvvisamente mancato proprio mentre mi accingevo a scrivere la recensione del suo libro.
Questa coincidenza conferisce all’opera un significato emblematico di testimonianza di un’intera esistenza dedicata allo studio della natura, al fine di conseguire, come dice l’autore, «una saggezza di vita che è più della semplice acquisizione di nuove conoscenze». Questa frase rappresenta anche una possibile chiave di lettura del libro.
Esso, infatti, vuole dimostrare che l’evoluzione non consiste nell’assemblaggio di caratteri comparsi per caso e vagliati dalla selezione naturale, ma nel dispiegarsi progressivo di interazioni e relazioni che portano a un «di più», a una crescente organizzazione e alla comparsa di proprietà emergenti imprevedibili e non riducibili alla somma delle parti.
Con la crescita di complessità aumentano individualità e autonomia, fino a giungere all’autocoscienza e alla libertà dell’uomo, inseparabili da una responsabilità morale che appare tanto più indispensabile ora che i progressi scientifici e tecnologici consentono di intervenire direttamente sui meccanismi che regolano la vita e, forse, l’evoluzione stessa.
Poiché l’evoluzione è descritta come processo globale che va dall’atomo all’uomo nelle sue dimensioni non strettamente materiali, psichica, spirituale e sociale, il libro fornisce elementi di fisica quantistica, cosmologia, teorie evolutive, paleontologia, genetica, biologia molecolare, zoologia, rapporti tra sviluppo ed evoluzione (Evo-Devo), ecologia, etologia, e ancora, psicologia, sociologia, filosofia e religione, al fine di rintracciare «un fondamento comune per l’evoluzione fisica, biologica e culturale».
Inevitabilmente, un panorama così vasto rende la lettura impegnativa e comporta una certa superficialità nella trattazione di alcuni temi, peraltro sottolineata dall’autore, che con quest’opera intende suscitare problemi, più che risolverli.
Spetterà ad altri ricercatori, questo è l’augurio, riprendere e sviluppare un discorso che qui è accennato nelle sue linee generali. Ed è proprio il discorso generale quello che probabilmente farà inarcare più di un sopracciglio nelle file degli specialisti. Al giorno d’oggi mescolare, o anche solo accostare, scienza, filosofia e religione, appare insolito e politicamente scorretto.
Occorre però ricordare che la scelta stessa di un approccio meccanicistico e riduzionistico è di matrice filosofica e che l’oggettività della scienza non è sostanziale, ma metodologica e formale. I seguaci del neo-darwinismo non accetteranno facilmente l’ipotesi di meccanismi evolutivi costruttivi che assegnano un ruolo secondario alle mutazioni genetiche e alla selezione naturale. Tuttavia, un numero crescente di studiosi percepisce la necessità di un superamento di questa visione riduttiva: i dati si accumulano, le tecniche sono sempre più avanzate, ma le interpretazioni fornite dal neodarwinismo, anziché essere illuminanti, assomigliano spesso a soluzioni di comodo.
Come ricorda Sarà, in passato il darwinismo è stato riformulato per includere la nuova disciplina della genetica, ma dopo il ripudio delle teorie ottocentesche di Haeckel e un divorzio di quasi un secolo non sembra in grado di ricongiungersi proficuamente all’embriologia, a meno di modifiche radicali che rappresenterebbero, in effetti, la nascita di una nuova teoria.
Accanto ai geni e alla selezione naturale, la rinata Evo-Devo va riscoprendo concetti come campi morfogenetici e moduli, che implicano interazioni, scambi di informazione e comparsa di novità, ma ciò che manca è una teoria generale che renda ragione di tutti i dati e li colleghi a formare un insieme logicamente coeso. A questo proposito, il ruolo attribuito da Sarà allo scambio di informazione appare interessante, poiché può colmare il tradizionale divario tra evoluzione biologica e culturale, la prima darwiniana, la seconda lamarckiana, evitando la soluzione ultra-darwinista che assegna tale ruolo unificante alla selezione naturale operante dall’atomo, al gene, al meme.



Talune apparenti incongruenze possono fornire indizi sulla via da seguire e sulle difficoltà concettuali e metodologiche che devono essere affrontate per elaborare questa nuova teoria. Alcuni termini usati dall’autore, per esempio «livelli gerarchici dell’evoluzione» e «programma genetico dello sviluppo », appartengono al paradigma tradizionale e non corrispondono alla nuova visione prospettata dal libro, dove l’evoluzione appare frutto di interazioni complesse che non si traducono in tendenze lineari.
Sarà stesso, in alcune conferenze, aveva parlato di «eterarchie», anziché di gerarchie, per sottolineare che i fenomeni vitali si basano su controlli retroattivi ed interconnessioni a rete indipendenti dalla scala. Mi domando perciò se la «geometria frattale» (p. 307) prodotta da tali processi e presente in tanti fenomeni, biologici e non, della realtà, non possa descrivere anche l’evoluzione.
A parer mio, abbandonare la metafora di albero usata da Sarà per collocare l’uomo al culmine del processo evolutivo non toglierebbe nulla all’unicità dell’uomo, e neppure negherebbe una finalità insita nel processo stesso e manifestata dall’aumento di complessità che permette la comparsa di intelligenza e autocoscienza.
I neo-darwinisti vogliono escludere la finalità da ogni ambito possibile per giungere a una comprensione scientifica, meccanicistica, della vita. Tuttavia, questa strategia può rivelarsi controproducente per la scienza stessa, in quanto progetto implicitamente finalizzato. L’incapacità a render conto della finalità può significare, semplicemente, che il tradizionale approccio basato sul principio di parsimonia non è adeguato per affrontare la complessità.
Come è già avvenuto per la meccanica quantistica, occorrerà riconsiderare il modo di affrontare il problema, ricorrendo forse a una molteplicità di approcci.
In questo senso, le idee olistiche di Sarà, contrapposte a quelle riduzionistiche degli ultra-darwinisti, possono risultare stimolanti e innovative.



 


Michele Sarà

L’evoluzione costruttiva.
I fattori d’interazione, cooperazione e organizzazione

UTET – Torino 2005

Pagine 584 – Euro 27,00

 

 

Recensione di Margherita Raineri

 

 

 

© Pubblicato sul n° 28 di Emmeciquadro

Leggi anche

EDITORIALE n. 87 - Superficie o profondità: una prospettiva per l’educazione scientificaSCIENZA&LIBRI/ Alle frontiere della conoscenzaSCIENZA&LIBRI/ Scienza e pensiero comuneSCIENZA&LIBRI/ La scorciatoia